Nell’ottobre 2024, Honora Foa ha portato la sua opera multisensoriale “Blood and Breath” al centro del Vaticano, un evento che ha suscitato grande interesse e profonda riflessione per il suo impatto tanto spirituale quanto sociale. L’opera è stata concepita per coinvolgere il pubblico in maniera totalizzante, stimolando ogni senso attraverso un uso intenso e creativo di suoni, immagini, movimenti e parole. Questa rappresentazione si distingue per la sua capacità di coinvolgere gli spettatori in un’esperienza immersiva, un invito a risvegliare tutti i propri sensi e a riconsiderare il legame con il mondo naturale e spirituale.
Foa, artista americana di lunga esperienza, ha scelto di mettere in scena quest’opera in una grotta simbolica, creando un contesto quasi sacrale che richiama antiche tradizioni di riflessione e contemplazione. In un’intervista rilasciata al Newyorkese, Foa ha spiegato che “Blood and Breath” non è semplicemente un’opera d’arte, ma un appello alla coscienza individuale e collettiva riguardo al rapporto tra l’uomo e la natura. La sua visione è quella di un’arte che scuote le coscienze, che risvegli un sentimento di rispetto e amore per il pianeta, un amore che possa tradursi in azioni concrete e consapevoli per la salvaguardia del nostro ambiente.
La decisione di presentare l’opera al Vaticano è stata quasi casuale, frutto di una conversazione con i suoi collaboratori italiani, ma è risultata una scelta estremamente significativa. Il Vaticano, con il suo carico simbolico e spirituale, rappresenta un luogo di straordinario significato, un punto d’incontro tra storia, religione e universalità dei valori. Qui, l’artista ha trovato lo spazio ideale per mettere in scena temi che toccano l’animo umano a livello profondo, come l’amore, la compassione e il rispetto per il creato, valori che superano qualsiasi confine geografico o religioso.
Foa ha descritto il suo spettacolo come una risposta all’appiattimento sensoriale che caratterizza la vita moderna, dominata dagli schermi digitali e da una costante riduzione della nostra capacità di sperimentare il mondo attraverso i sensi. “Voglio che le persone riscoprano il loro corpo e tutti i loro sensi,” ha dichiarato, “perché è in questo stato di risveglio sensoriale che possiamo veramente ottenere nuove idee e sperimentare qualcosa di significativo e profondo.” Lo spazio scenico, trasformato in una sorta di grotta sacrale, diventa così un luogo dove ogni spettatore può ritrovare una connessione autentica con se stesso e con il mondo naturale che lo circonda.
Attraverso la poesia, la musica e la fisicità del corpo, Foa guida il pubblico verso un’esperienza intensa, capace di risvegliare un senso di appartenenza universale, un legame che, secondo l’artista, sembra essersi smarrito nella società contemporanea. Per Foa, l’Italia rappresenta un contesto ideale per questa opera, grazie alla sua ricchezza culturale e alla profondità delle sue radici storiche, che contribuiscono a dare al suo lavoro una dimensione aggiuntiva. “In Italia,” ha dichiarato Foa, “si respira una consapevolezza delle correnti profonde della vita, un senso di connessione con la storia e con il creato che rende il messaggio dell’opera ancora più potente e significativo.”
Il tema centrale di “Blood and Breath” è il cambiamento climatico e l’indifferenza che spesso caratterizza la nostra risposta a questa emergenza. Foa non si limita a parlare della crisi ambientale, ma lancia un avvertimento chiaro e diretto: “C’è un treno enorme che si sta dirigendo verso di noi… Questo è il nostro Problema.” Secondo l’artista, la ragione per cui non agiamo di fronte a questa minaccia è che non sentiamo un vero e profondo amore per la natura. “La mia opera,” spiega Foa, “vuole risvegliare in ogni spettatore un amore consapevole per il pianeta, un amore che sia così profondo da trasformarsi in un impegno concreto per la sua protezione.”
In “Blood and Breath” è centrale il simbolismo del sangue e del respiro, due elementi che rappresentano la vita e la connessione tra l’individuo e l’universo. Foa attinge anche a simbolismi biblici, come la storia di Maddalena e Gesù, per evocare un sentimento di amore universale e di cura per il creato, un amore che possa fungere da forza motrice per un cambiamento profondo e duraturo. Attraverso quest’opera, Foa spera di ispirare nel pubblico non solo una maggiore consapevolezza, ma anche il desiderio di agire con il cuore oltre che con la mente, in un rinnovato spirito di rispetto per la vita e per la Terra.