Stefania Stipo - Scuola D'Italia Guglielmo Marconi • Genitori italiani a New York? NO PANIC!

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Situata nel cuore di Manhattan, più precisamente nell’Upper East Side, La Scuola d’Italia Guglielmo Marconi si trova talmente vicino a Central Park che è proprio lì che gli studenti fanno ricreazione e attività sportiva. Nonostante la comunità di italoamericani sia sempre più numerosa, la sensazione di smarrimento per le famiglie appena arrivate negli USA è inevitabile. Per questo la Scuola d’Italia è più di una scuola: è un’istituzione, un punto di riferimento, un pezzettino di Italia a New York. Ne parliamo con Stefania Stipo, Chief Operating Officer.

Come racconteresti la storia de La Scuola d’Italia e quali sono i principali vantaggi per i figli degli italiani (in transito e non solo) nel frequentare la vostra scuola?

La nostra scuola nasce più di quarant’anni fa come supporto per chi, appena arrivato dall’Italia, aveva la necessità di far approcciare i propri figli alla lingua inglese nel modo più graduale possibile. Negli anni è diventata anche altro: siamo orgogliosi di essere l’unica scuola bilingue parificata PreK-12 (dalla scuola dell’infanzia al liceo) in tutta l’America del nord. La nostra è una scuola impegnativa, perché portiamo avanti due programmi, quello ministeriale italiano e quello americano; difatti, al termine del nostro percorso di studi, gli studenti possono accedere sia alle università italiane che ai college americani. I nostri docenti sono di madrelingua mista e, spesso collaborano in progetti interdisciplinari, con lo scopo di fornire ai ragazzi la capacità di passare in modo fluido e naturale da una lingua all’altra. Inoltre, essendo anche una scuola con classi piccole, riusciamo a personalizzare il programma in base alle specificità degli studenti nelle varie classi. Infine, un progetto che a mio avviso è la chiave de La Scuola d’Italia, è il programma di INL (Italian New Language) e ENL (English New Language). Questo progetto permette agli studenti che arrivano nella nostra scuola e che non hanno dimestichezza con una delle due lingue, di essere inseriti gradualmente nella classe durante le materie in quella lingua. Nel frattempo, vengono seguiti da un docente che porta avanti con loro un programma parallelo semplificato che gli permetterà di imparare con i propri tempi la nuova lingua finché non
sono pronti a essere reintegrati al 100% nella classe.

Quindi nella vostra scuola non ci sono solo studenti di madrelingua italiana?

No, abbiamo tanti ragazzi americani e tanti studenti che vengono dal resto del mondo. Ci piace molto l’idea di contribuire affinché la nostra lingua venga parlata e apprezzata qui in America, perché ad essa sono strettamente legate la cultura, la letteratura e l’arte del nostro paese. Abbiamo anche iniziato ad estendere l’insegnamento della lingua italiana tramite attività pomeridiane aperte agli esterni, ad esempio insegniamo l’italiano con dei corsi pratici di pittura e, allo stesso tempo, insegniamo l’inglese agli italiani con dei corsi di teatro.

Sintetizzando, qual è la cosa dell’Italia e quale quella dell’America che la vostra scuola ha fatto proprie e che la rendono unica?

Per quanto riguarda il buono dell’Italia sicuramente sta nella scelta di mantenere un approccio di valutazione delle necessità delle singole classi e di un’interazione che passi anche dalle individualità dei singoli studenti. Questo viene messo in atto, ad esempio, tramite la scelta di non utilizzare il sistema competitivo dei test scritti, che qui in America sono il principale metodo di valutazione degli studenti. Senza voler entrare nel giudizio di cosa sia meglio o peggio, io da insegnante ritengo che l’esposizione orale sia uno strumento di grande confronto e apprendimento per gli studenti che non può e non deve essere eliminato. Per quanto riguarda invece il buono dell’America si può dire che il diverso approccio degli insegnanti americani, sicuramente più semplice e diretto del nostro, influenza positivamente il metodo degli insegnanti italiani (e viceversa) creando una sorta di meravigliosa via di mezzo tra i due metodi.

Momento gossip: ci sono stati studenti di famiglie celebri che hanno frequentato la vostra scuola?

Sì, certo, diciamo solo che sono passati da qui figli di grandi imprenditori, scienziati e di artisti di fama internazionale.

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