Gli italoamericani conquistano gli USA e piacciono a tutto il mondo

In questo numero di Reputation Review la consueta inchiesta del Reputation Rating cambia veste, e indossa per l’occasione una tuta a stelle e strisce. Ma andiamo per gradi. L’obiettivo era quello di indagare la percezione degli italoamericani in tutto il mondo, con l’obiettivo di comprendere in che modo si è sviluppata la figura della comunità sia sotto il profilo sociale che culturale, in rapporto al contesto d’Oltreoceano.

Chi ha fatto un salto negli States lo sa bene che in metropoli come New York non è difficile trovare i Tricolori traboccanti di storia e speranze di tanti connazionali fra le Stelle e Strisce che affollano piazze e strade ricolme di etnie e culture diverse – ma unite in un unico afflato temporale. Sono letteralmente milioni gli italiani che, dalla fine del XIX secolo, hanno iniziato a solcare l’Atlantico per raggiungere il Nuovo Mondo; terra di opportunità e sviluppo industriale che ha rappresentato la meta prediletta per incontrare la Dea Bendata.

A dire il vero non è proprio il caso di parlare al passato di questo fenomeno, considerando che ancora oggi tantissime imprese e professionisti italiani ritrovano la propria fortuna approdando a un mercato da sempre ghiotto del Made in Italy. Più che di fortuna, per dirla tutta, si tratta di un’imponente opera di studio e lavoro che, nel corso degli anni, si è perfezionata sino a essere percepita come eccellenza indiscussa in settori merceologici che riguardano agroalimentare ed enogastronomia, ma anche fashion, arte, musica e lifestyle; arrivando persino alla sfera dei servizi, come nel caso di logistica e real estate; veri e propri delfini dell’economia statunitense. Chi segue InsiderZ di Davide Ippolito, lo saprà già bene.

Nessuno pensi, però, che sia sufficiente il bollino “Italia” a fornire la casacca di Re Mida, altrimenti il Belpaese non sarebbe stato associato solamente a “mafia, spaghetti, pizza e mandolino” per intere decadi – al netto del fatto che almeno “spaghetti, pizza e mandolino” un “perché” lo hanno e come, e gli americani pare lo abbiano riscoperto ormai da un po’. La domanda, quindi, sorge spontanea: com’è cambiata e com’è oggi la percezione degli italoamericani negli Usa e nel mondo?

La risposta arriva proprio dal nostro nuovo, e stimolante, progetto Oltreoceano, creato in collaborazione con We the Italians, da anni uno dei principali punti di riferimento per le comunità italoamericane in America il quale ha trovato nel nostro algoritmo Reputation Rating la controparte tecnica per dare vita allo Iarl (Italian American Reputation Lab) e a Reputation Research Inc., entrambe nate con l’obiettivo comune di dare peso e supporto alla crescita del capitale reputazionale degli italoamericani (e dei loro business) a stelle e strisce.
Per inaugurare questo progetto, è stato presentato il Report annuale, relativo al 2022, volto proprio a monitorare la percezione degli italoamericani negli Usa e nel mondo, in due occasioni di rilievo per la comunità italoamericana (e non solo). Il 29 ottobre, siamo sbarcati a Washington, alla Diplomat Ballroom dell’Omni Shoreham Hotel, nel corso del weekend di celebrazioni del 47° anniversario della NIAF – National Italian American Foundation; mentre l’1 novembre, il report è stato presentato alla Columbus Citizens Foundation di New York.

L’algoritmo brevettato del Reputation Rating, pesa e misura le dimensioni della reputazione, certificando in tecnologia blockchain una serie di parametri oggettivi e soggettivi, incrociando certificati e indagini statistiche e ricerche pubbliche (Bloomberg, Ocse, EY, Auditel, …) ad analisi di media intelligence internazionale, Web Reputation Analysis e Sentiment Analysis attorno a precisi topic, come vedremo di seguito. Le pagine dello studio non esprimono soltanto una costante fragranza di “sogno americano” negli italoamericani, ma anche un altissimo numero di interazioni sui media online e tradizionali. È facile comprendere il tenore dell’argomento in discussione, se si tiene conto che nei soli Usa gli italoamericani rappresentano la terza comunità per numero di menzioni (oltre 140mila con quasi 100mila autori). In questa speciale inchiesta è stato posto il focus su delle speciali “versioni” dei consueti Driver e Stakeholder che abbiamo imparato a conoscere: Community Engagement, Leadership and Innovation, Social Responsibility and Civic Engagement, Workplace & Governance, Financial Performance, per quanto riguarda i Driver; e Citizen, Investors and Financial Institutions, Community (self), Society and Political Institutions, Partnerships, per quanto concerne gli Stakeholder.

Negli ultimi 30 anni il capitale reputazionale degli italoamericani è cresciuto del 38,3% in tutto il mondo, a partire dall’impegno nei confronti della comunità (+32,4%) e dal rendimento finanziario (+14,2%), con ottimi risultati anche in leadership e innovazione (+11%), sino ad arrivare a una maggiore responsabilità sociale indissolubilmente legata a un forte impegno civico (+6,1%). Risultati eccezionali sono stati raggiunti anche sotto il profilo della cittadinanza (+40%) e della comunità di appartenenza (+27,1%), con un balzo importante anche per quanto riguarda investitori e istituzioni finanziarie (+27,8%), nonché società e istituzioni politiche (+19,6%). La reputazione degli italoamericani, quindi, risulta più che florida grazie a una maggior quantità di investimenti su settori strategici, nonché dalla massiccia presenza di talenti nel mondo dello spettacolo, con particolare rilevanza nell’industria cinematografica e musicale.

Non potendo riassumere in poche pagine a disposizione tutti gli insight della ricerca, abbiamo scelto di presentare alcune delle principali Tag Cloud emerse dall’analisi qualitativa delle menzioni e alcuni dei risultati dell’approfondita Sentiment Analysis sulle stesse. L’analisi, seguendo il funzionamento dell’algoritmo Reputation Rating, ha preso in esame le menzioni online e offline da Twitter, Social, Blog e Forum, siti di informazione, Tv/Radio e Agenzie stampa.

Questa particolare analisi, come è possibile dedurre dalla cloud, è fortemente associata a parole chiave positive, tra le quali evidenziamo “working”, “community”, “culture”, “industry”, “experience”, “great”, “include”, “art”, “power”, “happy”, …

L’analisi, come ben evidenziato dal grafico, mostra una situazione molto positiva per la percezione degli italoamericani. Questo lo si deve anche all’aumento del numero di italoamericani che ricoprono posizioni decisionali di rango elevato nella sfera sia pubblica che privata. Ciò sta contribuendo a una diversa narrazione (maggiormente positiva) della comunità in tutto il mondo.

Negli ultimi 20 mesi, però, è possibile evidenziare un crescente sentimento negativo legato al dibattito sulla cancel culture che ha coinvolto Cristoforo Colombo. Un tema che di certo non colpisce direttamente gli italoamericani ma che, invero, li coinvolge a pieno titolo nel dibattito. Fra le keyword più ricercate appare il distico “italian american” (con varie declinazioni sugli argomenti subordinati come “club”, “actors”, “civil rights league” e così via), sino a sfociare nella guerra all’ultima slice su chi fa la pizza più buona. Dalla ricerca emerge, dunque, una società italoamericana integrata, cosmopolita e benvoluta, non più abbozzata nel profilo gangster de Il Padrino o nel folklore esasperato di Un americano a Roma, che non resiste alla tentazione di un buon piatto di pasta. La tendenza, infine, lascia presagire che le percentuali riportate nella ricerca Iarl 2022 siano destinate a lievitare ulteriormente nei prossimi decenni, col pieno benestare dei protagonisti.

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