Giovanni Malagò • La sfida dello sport: resistere e rialzarsi

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Giovanni Malagò è dirigente sportivo e imprenditore, dal 2013 ricopre la carica di Presidente del CONI e dal 2019 fa parte del Comitato Olimpico Internazionale.
Abbiamo discusso con lui della situazione attuale del mondo dello sport e delle sue prospettive future.

Lo sport vive di presenza, per questo il settore ha risentito molto del lockdown. Quali le conseguenze a lungo termine?

Il mondo sta affrontando un’emergenza che ha i crismi dell’eccezionalità, era inevitabile che venisse investito ogni ambito della nostra vita e quindi anche lo sport. Penso al rinvio dei Giochi Olimpici: precedentemente era stato disposto solo in occasione degli eventi bellici, credo questo fotografi la particolarità del momento. Non esistono analogie con il passato per cercare di decodificare le conseguenze di questa pandemia ma sono sicuro che il movimento, con la passione e il senso di appartenenza che lo rendono unico, saprà mutuare dall’esperienza nuovi strumenti e cogliere opportunità più importanti delle terribili difficoltà incontrate.

Che strategia per questa nuova era e quali gli appoggi necessari?

Sport implica il concetto di sfida, significa anche sapersi rialzare dopo una sconfitta. Servono ovviamente aiuti e strumenti concreti per far ripartire il sistema, partendo dall’associazionismo di base, che è il vero motore. Devo essere grato al Governo e all’azione del Ministro Spadafora, che ha mostrato grande attenzione nei confronti delle esigenze del movimento. Sono state profuse risorse e interventi significativi, che certificano il ruolo preminente riconosciuto allo sport nel tessuto sociale. Come CONI abbiamo sbloccato una quota parte del patrimonio netto al 31 dicembre 2018 dei Comitati Regionali nella misura massima del 50% per iniziative a sostegno delle società dilettantistiche sul territorio. È stato anche deciso che le Federazioni devono informare il CONI sulle variazioni di destinazione di fondi, inizialmente previste per attività sportive, qualora siano necessarie a garantire la ripresa e la continuità delle stesse attività.

Esistono direttive comuni che verranno adottate da tutte le federazioni?

Il CONI ha fornito al Ministro Spadafora un documento sui livelli di rischio e sulle esigenze delle 387 discipline che lo compongono. Il documento è stato realizzato in collaborazione con il Politecnico di Torino e grazie all’ausilio di Federazioni, Discipline Associate ed Enti di Promozione, che hanno fatto un’autovalutazione. È stato poi integrato con il protocollo di screening e le raccomandazioni della Federazione Medico Sportiva. L’obiettivo era individuare le situazioni di criticità, capire come affrontarle e quali azioni di mitigazione fossero funzionali in vista del ritorno alle competizioni. L’Ufficio Sport del Governo, su queste indicazioni, ha redatto le linee guida sulle modalità di svolgimento degli allenamenti.

Quali insegnamenti rimarranno anche in un futuro più lontano?

È un nuovo modo di vivere e di vedere la realtà, occorre rimodulare i parametri d’azione, renderli compatibili con la sfida a questo nemico invisibile. Sport vuol dire partecipazione, confronto, interazione: ripartire in questo momento ci insegnerà a rivedere tante sicurezze senza smarrire la nostra identità. Ci confronteremo con modalità e regole d’ingaggio diverse, sarà un orizzonte inesplorato da conquistare con entusiasmo. Non contano i percorsi da seguire ma la voglia di riprendersi la scena con senso di responsabilità e rigore. Ogni esperienza lascia qualcosa in dote, anche questa ci darà spunti e approfondimenti da valorizzare.

Cosa consiglia a tutti i lavoratori del settore e agli atleti?

Di resistere, di dare voce alla tenacia e ai valori che animano la loro azione e su cui si fonda lo sport. La certezza dell’incertezza ci deve rendere ancora più forti, facendo squadra, provando a non lasciare nessuno indietro. Servono aiuti, risorse, coraggio e resilienza. Sono sicuro che ci rialzeremo e saremo sicuramente più forti di prima.

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