Refuel Solutions • Sostenibilità italiana, potenzialità globale

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Per noi italiani, vivere il “sogno americano” può voler dire, nel senso più profondo dell’espressione, avere idee di valore e arrivare a esprimere le proprie potenzialità oltreoceano, nella terra delle Opportunità per eccellenza. Quella di ReFuel Solutions è una storia giovane ma l’ambizione sembra già spingerla lontano.

Chi siete e cos’è ReFuel Solutions?

Siamo Adriano, Federico, Rexhina e Marco e insieme abbiamo fondato una start-up innovativa, ReFuel Solutions, con cui vogliamo affrontare le sfide più ardue del mondo automotive, tra cui la transizione più complessa e meno “famosa” dei mezzi pesanti a diesel. 

La nostra start-up, dopo 2 anni di ricerca e progettazione, è nata ufficialmente nel 2021 a Modena, nel cuore della Motor Valley. Da colleghi universitari al Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” di Modena, dove ci siamo specializzati in diversi campi dell’ingegneria, ci siamo ritrovati uniti dall’ambizione di dare una risposta accessibile e rapida all’urgenza ambientale che fosse compatibile con le tecnologie che abbiamo già oggi. 

Com’è nata l’idea?

Abbiamo ragionato a lungo su tutte le alternative nel mondo dei mezzi pesanti e abbiamo fin da subito individuato nel biodiesel la strada migliore. È un carburante di origine naturale, si produce a partire da qualsiasi olio o grasso di origine vegetale, scarti agricoli, alghe e in larga parte da oli esausti che da un rifiuto diventano una risorsa. Grazie alle sue caratteristiche chimico-fisiche riduce la CO2 fino al 80% e il particolato fino al 60%, nessun’altra tecnologia può vantare questi benefici.  

Da questa consapevolezza è giunta istintiva la domanda del perché non fosse già utilizzato in percentuali maggiori del 7% (B7) che troviamo già alla pompa, e una volta individuati tutti i limiti tecnici ci è venuta l’intuizione, da cui un importante brevetto e prodotto volto ad aumentare drasticamente questa percentuale in tutti i motori diesel. Grazie alla nostra tecnologia BiodieselKit infatti, qualsiasi sistema diesel, in particolare camion e generatori, può utilizzare biodiesel puro senza alcuna modifica nel motore. E questo vale sia per mezzi già circolanti che per i nuovi. 

Come avete trasformato l’idea nella realtà che siete oggi?

Dalle aule universitarie siamo passati al classico garage, dove abbiamo iniziato a realizzare manualmente il primo prototipo con il supporto di familiari e amici, poi sono arrivati i primi riconoscimenti ufficiali come il Premio Mobilità della Regione Emilia-Romagna, un premio dell’ESA con cui abbiamo finanziato il brevetto e quello molto importante di Confindustria come una delle startup più promettenti nell’ambito della sostenibilità ambientale. 

Attorno al cuore ideativo di BiodieselKit abbiamo iniziato a ideare un’intera filiera di economia circolare, consci che questa avrebbe potuto valicare i confini nazionali e lasciare un impatto anche su hub di innovazione esteri.

Avete, quindi, suscitato l’interesse di possibili acquirenti esteri?

La nostra tecnologia mira a offrire una soluzione sostenibile a un problema che è globale, e tantissimi sono stati infatti i contatti avuti con società e clienti esteri, nord Europa, India, Brasile. Quelli che ci chiamano con più “urgenza” sono però sicuramente gli Stati Uniti. In particolare molte grandi compagnie ci hanno contattati per siglare rapporti di partnership: da officine di mezzi pesanti a distributori di biodiesel in pochi mesi siamo arrivati a diverse centinaia di preordini. La California, e gli Stati Uniti in generale, dove la logistica rappresenta una grossa fetta dell’inquinamento, sono i primi che hanno incentivato l’utilizzo del biodiesel, detassandolo e rendendolo estremamente più competitivo del diesel, sia da un punto di vista ambientale come noto, ma soprattutto economico: si arriva a spendere quasi la metà su un pieno. Questo, unito alle leggi statali sulle emissioni, spinge le aziende del territorio a cercare soluzioni per poter utilizzare più biodiesel nei veicoli attualmente circolanti. BiodieselKit è una soluzione che ha suscitato molto interesse, ne siamo felici perché questo testimonia che il mercato è davvero già pronto al nostro prodotto.

E cosa dite, invece dell’Italia? Avete la tentazione di lasciarla?

Viste le iniziali difficoltà a reperire investimenti per un progetto non solo così apparentemente controtendenza, ma soprattutto ambizioso dal punto di vista delle necessità finanziarie, non neghiamo che la velocità con cui sono arrivate proposte impensabili per noi in Italia, siamo stati tentati. Ma la complessità dello sviluppo tecnologico e l’expertise richiesta per la fase di ingegnerizzazione di componenti inesistenti al mercato ci hanno spinti a restare nella Terra dei Motori per questa fase. E nel mentre l’apertura di un mercato Europeo ci spinge a non lasciare l’Italia ma a pensare a una startup di dimensioni globali. Dopotutto abbiamo tanti anni davanti per vederla crescere e arrivare dove c’è bisogno. 

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