Manlio Guadagnuolo è Commissario Straordinario del Governo della ZES (Zona Economica Speciale) Adriatica interregionale Puglia – Molise, oltre a essere un manager di lungo corso con una grande esperienza nel mondo delle infrastrutture marittime-portuali, stradali, ferroviarie e aeroportuali. Lo abbiamo raggiunto proprio perché incarna il genere di figura che è stata in grado di creare una carriera articolata e di successo, contando esclusivamente sulle sue competenze e sulle doti grazie alle quali ha raggiunto traguardi molto importanti.
In Italia abbiamo un problema con il riconoscimento del merito?
Ritengo che stia avvenendo un sensibile miglioramento rispetto al passato e l’estensione al Merito del Ministero dell’Istruzione va sicuramente in questa direzione. Oltre che valorizzarlo nel campo dell’istruzione (come previsto dall’art. 34 della Costituzione), che rappresenta il punto di partenza, bisogna favorire il riconoscimento del merito anche nel mercato del lavoro, per consentire ai capaci e ai più validi di poter raggiungere più facilmente la vetta della montagna. A mio avviso, in Italia si dovrebbe educare al merito e farne una vera e propria disciplina.
Quanto è stato importante nella sua carriera veder riconosciuto il suo merito?
Oltremodo. Da manager, ma con una formazione da ingegnere, sono giornalmente animato da spirito costruttivo. Mi piace sfidare me stesso, operando con determinazione e cercando di autovalutarmi con oggettività, per migliorare continuamente l’efficacia delle mie azioni e la qualità delle mie decisioni. Tale condotta mi ha consentito di raggiungere traguardi rilevanti.
C’è stato, invece, un momento in cui ha sentito il venir meno del riconoscimento del suo merito?
Sì, ma non ho mai perso la speranza, la lucidità e, soprattutto, la fiducia in me stesso. Sono un self made man e, ironicamente, sostengo che, alla mia nascita, la camicina era già da allora con le maniche rimboccate.
Da manager navigato sa bene l’importanza di saper valorizzare il merito. In che modo premia il merito dei suoi collaboratori?
Alcuni anni fa, in un mio precedente incarico manageriale, ho ideato un regolamento di valutazione e valorizzazione del personale, con riferimento al quale le organizzazioni sindacali hanno dichiarato pubblicamente che si è trattato di un accordo innovativo ed epocale, in quanto i lavoratori sarebbero stati valutati esclusivamente in base al merito e al valore di ciascuno di essi. Quale ulteriore esempio, nel mio attuale incarico istituzionale di Commissario straordinario del Governo della ZES Adriatica, ho creato una struttura di supporto di comprovata qualificazione professionale e integrità morale, formata da uomini, donne e giovani di valore per la quale ricevo giornalmente apprezzamenti sulla competenza, operosità, efficienza e cristallinità.
Ha un modello di riferimento a cui si ispira quando pensa al giusto riconoscimento del merito?
Sicuramente a quello del manager pubblico, che dovrebbe vedere il riconoscimento del suo merito in base a esclusivi criteri di efficienza, proficuità e probità, al pari di quello privato: da premiare, in caso di raggiungimento degli obiettivi; da dimissionare senza indugio, nel caso contrario. Al contempo, a mio avviso, l’emolumento del manager pubblico dovrebbe prevedere una parte fissa, minima, e una parte variabile strettamente commisurata ai risultati ottenuti, con premialità solo in caso di risultati ragguardevoli, a seguito di una valutazione ben più stringente rispetto a quella del settore privato. Ciò in quanto, da un lato, si tratta di denaro pubblico; dall’altro, di frutti a beneficio della collettività.
Nel suo attuale incarico istituzionale, quale potrebbe essere il modello di merito da raggiungere?
Quello di uno strumento ZES che funzioni perfettamente, al punto da poter diventare modello di riferimento per tutte le Pubbliche Amministrazioni e trasformare ciò che oggi è straordinario, in ordinario.