Classe 1959, Marco Bucci è alla guida della città di Genova da giugno 2017 e oggi anche commissario straordinario per la ricostruzione del Ponte. Gli abbiamo chiesto di raccontarci la Reputazione modello della sua città.
La domanda è d’obbligo, visti i temi che trattiamo. Cos’è per lei la Reputazione?
Una delle componenti principali nel giudizio sulle persone, che riguarda i loro valori e le loro capacità. Nella cultura anglosassone in special modo, chi ha una cattiva Reputazione non è più credibile e perde la fiducia del prossimo. Quindi, in un certo senso, viene escluso dalla società.
Il “modello” Genova è un esempio di buona Reputazione, in che modo può essere replicabile?
Il nostro modello nasce sulla base di considerazioni che sono valide per qualunque altro tipo di infrastruttura o progetto. Ci sono tre elementi fondamentali che sono replicabili: il primo è l’utilizzazione delle tecniche moderne di project management. Il secondo, la capacità di assumere le proprie responsabilità: se le cose vengono fatte male, qualcuno deve risponderne. E il terzo, l’utilizzo del codice degli appalti europeo anziché quello italiano.
In futuro lei verrà ricordato come il sindaco del “modello” cittadino e non per la tragedia del ponte Morandi. Ha certamente avuto una grande capacità di gestione della crisi: qual è il segreto?
Credo possa essere individuato nella estrema velocità e concretezza con cui abbiamo gestito l’emergenza. Dopo quattro giorni, la gente viveva nelle case, dopo due settimane, c’era una strada nuova, e dopo tre settimane, i treni passavano in sicurezza sotto il ponte. Tutte le volte che c’è un cambiamento – un disastro, ma anche una guerra, una crisi economica, la stessa pandemia di Covid – bisogna essere capaci di mettere in atto strategie volte a sfruttarlo a proprio vantaggio e a uscirne meglio di prima.
Quello di Genova è uno dei porti più importanti d’Europa e con l’apertura del terzo valico ferroviario accrescerà la sua centralità. Quali sono le prospettive?
Ottime, l’infrastruttura ci collegherà col nord dell’Italia e il sud Europa, Genova è il porto più vicino alle città della Svizzera e della Germania meridionale. Ne avremo sicuramente grandi benefici. Inoltre, grazie a ciò che abbiamo imparato dallo smartworking e grazie all’alta qualità della vita che abbiamo, vivere qui e lavorare a Milano sarà una scelta sicuramente appetibile.
Negli ultimi anni Genova è cresciuta molto anche a livello turistico. Che cosa pensa di questa novità?
Il turismo è uno dei nostri tre vettori di crescita più importanti, insieme al porto e la logistica e alle aziende di alta tecnologia. E quando parlo di turismo intendo soprattutto quello culturale, perché Genova possiede un enorme patrimonio artistico, poco pubblicizzato a causa del carattere chiuso dei genovesi, e quindi molto meno conosciuto rispetto a quello di altre città. Negli ultimi tre anni c’è stato però un cambio di mentalità, e la crescita del settore del food ne è un chiaro segnale. Ora ci troviamo ad affrontare la riapertura post Covid, ma sono certo ne usciremo bene: siamo stati i primi a concedere gratuitamente ai ristoratori gli spazi all’aperto. Ci saranno tavoli sparsi in tutta la città e si potranno mangiare le trenette al pesto nei nostri bellissimi vicoli. Genova dev’essere un esempio. L’Italia deve fare un salto di qualità verso l’Europa e il resto del mondo nell’ottica di una vera unione. Siamo un popolo geniale e creativo e quando riusciamo a lavorare insieme, la sinergia prodotta non è seconda a nessuno.