I Paesi con la migliore Reputazione Televisiva

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Nel presente numero, la consueta inchiesta del Reputation Rating ha posto l’attenzione sulla reputazione del settore TV dei principali Paesi internazionali – che per comodità riporteremo in seguito come “reputazione televisiva” – per stilare la classifica dei primi cinque Paesi al mondo.

Nell’analisi reputazionale, un punto cruciale è stato quello dell’identificazione del livello di affidabilità e autorevolezza del settore televisivo di un dato Paese, nella percezione internazionale. Si sono presi, difatti, in considerazione non solo gli aspetti economici, il che premerebbe inevitabilmente ed esclusivamente gli storici colossi del piccolo schermo, bensì tutti i driver e stakeholder della reputazione (con particolare peso all’innovazione e alla responsabilità sociale – CSR – percepita).

Il contesto pandemico ha inciso molto sulle abitudini dei telespettatori internazionali, in particolare sui consumi televisivi i quali hanno segnato un brusco aumento soprattutto in termini di abbonati a piattaforme streaming: il settore con la crescita più significativa. Possiamo infatti notare con facilità come la logica dei palinsesti televisivi tradizionali sia ormai obsoleta agli occhi degli spettatori, sempre più abituati all’on-demand, ossia ad avere la libertà totale di scegliere cosa, quando e dove guardare un determinato programma TV. Pertanto, nello stilare la classifica si sono tenuti in considerazione i fattori culturali e di contesto dei singoli Paesi, tra cui l’indice di libertà di stampa.

Ma non solo. Chi oggi non guarda le sue trasmissioni preferite sul proprio smartphone o tablet? O non utilizza questi strumenti in contemporanea con la TV per commentarle? Nell’era del second screen, come viene chiamata questa nuova modalità di fruire del mezzo, i social media giocano un ruolo determinante, arrivando ad influire anche sulla creazione dei programmi stessi. A determinare il successo di una trasmissione non è più solo il classico Auditel, bensì la risonanza mediatica ottenuta in rete: numeri che trovano sempre più spazio nei comunicati redatti dagli uffici stampa delle emittenti televisive che in qualche caso, pur di compensare quello degli ascolti in calo, sfruttano i dati relativi a tweet e post generati.

L’Analisi

L’algoritmo brevettato del Reputation Rating, pesa e misura le dimensioni della reputazione, certificando in tecnologia blockchain una serie di parametri oggettivi e soggettivi, incrociando certificati e indagini statistiche e ricerche pubbliche (Bloomberg, Ocse, EY, Auditel, …) ad analisi di media intelligence internazionale, Web Reputation Analysis e Sentiment Analysis attorno a precisi topic.

In questa inchiesta è stato posto un particolare rilievo agli asset reputazionali che riportiamo di seguito, i quali sono risultati particolarmente decisivi nel peso finale della classifica: “CSR, Prodotti & Servizi, Leadership & Innovation, Consumatori & Iscritti, Investitori, Istituzioni e Società“.

La classifica e alcuni dati salienti

Di seguito, riportiamo finalmente la classifica dei primi 5 Paesi per reputazione televisiva nel mondo:

  1. Norvegia
  2. Corea del Sud
  3. Stati Uniti
  4. Inghilterra
  5. Italy

Al primo posto troviamo sorprendentemente la Norvegia. In pochi sapranno che in Norvegia non esistono programmi doppiati. È infatti naturale fruire dei prodotti internazionali mediante sottotitoli in norvegese, mantenendo inalterata la performance degli attori sulla scena. Un aneddoto introduttivo, che racconta però già molto dell’apertura culturale di questo Paese.

Scendendo proprio in campo di CSR, negli ultimi mesi è stato rilevato un forte boom reputazionale, il quale è coinciso con lo spot natalizio di Posten, la Posta norvegese. Nel film ‘When Harry Met Santa’, ideato da Pol Oslo, veniva proposta una storia romantica tra Babbo Natale e Harry, cinquantenne che lo aspetta con ansia ogni anno anche se il tempo per stare insieme è sempre pochissimo. Fino a che un accordo tra Babbo Natale e Posten permetterà ai due di vivere finalmente il loro amore. Lo spot-film ha celebrato i 50 anni della legge che in Norvegia ha permesso alle persone di amare chi vogliono.

A dare un’ulteriore spinta alla CSR della televisione Norvegese, è anche il grado di apertura verso i classici tabù della televisione occidentale. È facile ad esempio incontrare nel palinsesto programmi di educazione sessuale per ragazzi, con un linguaggio chiaro e diretto (come nel noto programma Newton di Line Jansrud).

Nondimeno, la Norvegia conta anche il primato internazionale per libertà di stampa (fonte RSF): non a caso l’opinione pubblica nei confronti del servizio di informazione e attualità è molto alta.

Spostandoci dalla CSR all’innovazione e reputazione dei prodotti Norvegesi, non possiamo non citare il fenomeno di Skam, la serie TV norvegese diventata ormai un caso internazionale.

Skam gode fin dal suo esordio, nel 2015, di un grandissimo successo grazie alla particolarità suo format: il rilascio giornaliero di brevi clip nel momento esatto in cui accadono i fatti raccontati nella puntata, a cui si aggiungono la condivisione dei messaggi di Whatsapp tra i personaggi, le foto o le storie di Instagram. In questo modo la trama della puntata si fonde con la quotidianità del fan. Una modalità di fruizione innovativa e originale che, abbracciando a tutto tondo la realtà virtuale e social delle nuove generazioni, rende la serie un’esperienza straordinariamente coinvolgente e vicina alla vita degli spettatori.

Il secondo posto è occupato altrettanto a sorpresa dalla Corea del Sud. La motivazione di questo successo è presto detta, se solo pensiamo al fatto che anche qui in Italia non abbiamo più difficoltà a citarne prodotti cinematografici e televisivi di successo. Parasite vi dice niente? Questo Paese non può dirsi una sorpresa in ambito economico internazionale, soprattutto grazie alle tre grandi aziende Samsung, LG e al gruppo HyundaiKia.

Ma dal punto di vista televisivo, la crescita è senza precedenti. “I nostri clienti di tutto il mondo sono ansiosi di guardare nuove serie e nuovi film coreani originali. Siamo pronti a soddisfare le loro richieste aprendo due stabilimenti di produzione in Corea del Sud“. Queste parole, vengono direttamente da un comunicato ufficiale rilasciato da Netflix, lo scorso gennaio. La richiesta di prodotti di intrattenimento made in Korea – non solo film e serie ma anche musica – sta crescendo sempre di più, anche in Occidente. Basti pensare che nel periodo compreso tra il 2015 e il 2020, il colosso dello streaming ha investito in contenuti coreani la bellezza di 700 milioni di dollari, con più di 80 programmi realizzati in Corea e guardati dal pubblico di tutto il pianeta.

L’ascesa della Corea del Sud risponde ad una precisa strategia di ripresa economica dopo la crisi finanziaria asiatica di fine anni ‘90. Da allora, il governo sudcoreano iniziò una precisa politica di esportazione mondiale della propria cultura popolare, come iniziativa di crescita economica. Vero e proprio soft power, ossia l’utilizzo di strumenti non militari per promuovere uno Stato nel mondo, e oggi, attraverso la K-culture, la Corea del Sud è riuscita effettivamente a migliorare la propria immagine internazionale, il turismo e l’economia. Un vero e proprio insegnamento reputazionale su come guardare oltre il profitto sia sempre più una strada vincente.

Proseguendo nella classifica troviamo al terzo posto gli Stati Uniti. Il capitale reputazionale degli USA in campo televisivo è sorprendente. Basti pensare ai colossi dello Streaming che hanno casa madre a stelle e strisce. La società di Reed Hastings, su tutte, ha segnato la crescita reputazionale televisiva più grande, a livello internazionale. Ma parallelamente allo streaming, gli USA sono anche il Paese dove si fruisce più della TV tradizionale, ma con uno sguardo sempre all’innovazione. Il fenomeno Connected TV (o Smart TV) oltreoceano è già una realtà da diverso tempo. Gli investimenti pubblicitari in CTV sono cresciuti del 40,6% nel 2020, e di oltre il 50% nel 2021. Sempre più brand e organizzazioni stanno spostando i loro budget media dalla TV tradizionale alle Smart TV. Sono dati che osserviamo prima dagli Stati Uniti, ma che sono destinati presto a diventare globali. In questa Leadership internazionale riconosciuta, si fonde molto del capitale reputazionale statunitense.

Passiamo adesso al quarto posto, dove ci spostiamo in Inghilterra: il modello di televisione storicamente più seguito in Europa. La reputazione del prodotto made in uk è la chiave della sua quarta posizione. La BBC, su tutti, così come il colosso di Rupert Murdoch (Sky), sono tra le realtà più consolidate al mondo nel settore.

Per comprendere la forza reputazionale del servizio pubblico televisivo inglese, proprio la BBC – come la nostra RAI – è finanziata dagli abbonamenti televisivi del pubblico inglese, ma con la grande differenza di una totale assenza di pubblicità. Questo la dice lunga sull’approccio televisivo inglese nei confronti di Istituzioni e Società. Sono molteplici i format nati in Uk e diffusi in modo nativo in ogni Paese: Ballando con le Stelle e Chi vuol essere milionario, solo per citarne due.

È pertanto anche il modello economico ad essere vincente (e pertanto il driver delle performance finanziarie); le esportazioni TV del Regno Unito hanno totalizzato più di 1 miliardo e mezzo di sterline nel 2021.

Nella top 5, troviamo a sorpresa anche l’Italia con ampi margini di crescita per il futuro, in particolare in campo di Innovazione, CSR e reputazione nei confronti degli Investitori. Proprio sull’ultimo punto, non possiamo non menzionare MediaforEurope è il nuovo nome dell’emittente Mediaset, che da quando ha trasferito la sua sede legale in Oland,, punta adesso ad acquisire la totalità delle azioni di Mediaset Espana, in una continua espansione internazionale.

In quanto ad innovazione, la storica Rai si sta dimostrando capace di cambiare veste, abbandonando la sua farraginosa reputazione: non a caso si registra un boom di utenti registrati a RaiPlay, la sua controparte on-demand. Così, la stessa Rai, commenta i dati aggregati del 2021: “RaiPlay chiude il 2021 con 20,7 milioni utenti registrati, pari a 3,7 milioni in più del 2020, in crescita dunque del 18%. Sotto il profilo del tempo totale speso sulla piattaforma dagli utenti, l’incremento è risultato pari al 29%, mentre le visualizzazioni sono aumentate del 23,4%.”. D’altro canto lo ripetiamo da sempre: innovare fa bene alla Reputazione.

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