On demand? Presente!

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Quando nel 2015 venne annunciata l’uscita di Netflix in Italia, il mondo dell’intrattenimento si stava già affacciando al fenomeno dello streaming da qualche anno, ma era inconsapevole che ben presto sarebbe diventato uno standard così potente da surclassare, in termini di ascolti, la tradizionale tv con palinsesto lineare. Il mercato della pay-tv era capitanato dal solo Sky Italia che da qualche anno aveva lanciato il proprio servizio di contenuti on-demand riservato esclusivamente agli abbonati. La televisione stava per cambiare radicalmente ed erano proprio gli inconsapevoli telespettatori i timonieri di questo cambiamento.

Nel giro di pochi anni, lo streaming video è diventato la normalità per circa un terzo degli utenti televisivi. Molti di quegli utenti hanno radicalmente cambiato le proprie abitudini di approccio al piccolo schermo, dimenticando l’aspetto di una guida tv con programmazione fissa. Addirittura si stima che in Italia, al 2018, erano circa 21 milioni gli abbonati ad almeno una piattaforma, dato, questo, in continua crescita e che all’inizio del 2022 ha toccato i 27 milioni: questo nuovo modo di consultare i media ha persino dato vita ad un campo di ricerca nelle comunicazioni: il binge-watching

Ma come mai la diffusione del video on demand ha cambiato e sta cambiando tutt’ora e così radicalmente il significato della televisione per gli spettatori? Semplice: la flessibilità è un’ottima ragione per preferire la fruizione online a quella tradizionale, inoltre, il rapporto tra i formati di intrattenimento e quelli di informazione è parte delle differenze più evidenti tra l’offerta streaming e quella televisiva. Ciò non significa che l’utente di una web tv sia dedito esclusivamente alla visione di contenuti d’intrattenimento preferendoli a contenuti d’informazione, ma è più probabile che avere così tanti stimoli ad accesso immediato, in qualsiasi momento, possa aumentare le possibilità di optare per quel determinato tipo di contenuti. È pur vero che, fino ad oggi, i servizi di pay-tv non hanno mai offerto alcun format di notizie d’attualità, di conseguenza, ci si aspetta che anche il concetto di televisione e il suo ruolo come mezzo d’informazione rimangano inalterati, ma questa è soltanto un’ipotesi. In altre parole, le web tv vanno di pari passo con i cambiamenti qualitativi per cui un determinato pubblico predilige determinati contenuti ad altri.

Tuttavia, questi cambiamenti non intaccano necessariamente l’idea del “tubo catodico” che hanno gli utenti. Invece, il dinamismo tipico dei format presenti nelle piattaforme online potrebbe indicare che questo mezzo si adatti perfettamente alla definizione attuale di televisione. Un pubblico che ha sperimentato grandi sviluppi in tutti i tipi di tecnologia e fruibilità, infatti, potrebbe non considerare lo streaming come una rivoluzione, ma interpretarlo come un aggiornamento della classica programmazione via cavo ormai obsoleta.

Rispetto a quanto detto bisogna chiedersi: gli utenti si sono abbonati ad una televisione on demand perché cercavano la flessibilità, o hanno appreso i benefici della libertà di scelta dopo averla sperimentata? Potrebbe non esistere una risposta a questa domanda, ma potremmo, piuttosto, supporre una forma di adattamento che va di pari passo con il progresso tecnologico al quale la nostra società ci espone. Inoltre, il successo dei servizi in abbonamento sta nell’aver allargato il proprio bacino d’utenza grazie ad una proposta variegata di contenuti in grado di adattarsi a ogni fascia d’età e al gusto individuale di ognuno. Perciò è logico prevedere una continua evoluzione in questo senso dei palinsesti flessibili.

Così come la televisione è migrata dalle onde radio ai flussi di dati IP molto tempo fa, e gli apparecchi a schermo piatto con LCD hanno sostituito la totalità dei monitor a tubo, altrettanto le tipologie di contenuti pay-per-view sono soggette a continui cambiamenti, tendenze e mode. Nei prossimi anni, quindi, assisteremo ad un nuovo passo in avanti dell’evoluzione dei servizi on demand che vedrà implementare i propri contenuti di informazione e potenziare ulteriormente l’entertainment, il tutto con lo scopo di sostituire poco alla volta il vecchio modello a palinsesto lineare. È l’esempio della neonata Business+, una vera e propria televisione in streaming che mette al primo posto contenuti d’informazione, trend topic dal mondo del business e della politica, rivolti a quel tipo di utenza, in particolare manager e imprenditori, che vuole informarsi oltre che intrattenersi, che vuole contenuti di qualità da poter guardare in ogni momento, con temi che possano fornire spunti di riflessione e conferire al telespettatore la possibilità di allargare i propri orizzonti anche nell’ambito professionale. Inoltre, Business+ vuole offrire un servizio streaming 2.0: sarà messa a disposizione la possibilità per le aziende o gli imprenditori che ne sentano l’esigenza, di creare un proprio format, ampliando il parco dei contenuti sulla piattaforma e allo stesso tempo dare voce a quei professionisti che altrimenti non ne avrebbero avuto possibilità. Un modo innovativo di raccontare i valori e gli obiettivi del proprio brand, insomma. La peculiarità di questo nuovo tipo di web tv, come Business+, è la capacità di incrementare la proposta dei servizi on demand, dando spazio a nuovi contenuti che possano interagire direttamente con il proprio settore di riferimento; la forza di una tv in streaming che oggi vede la luce, sta proprio nel rendere partecipe chi la guarda, accogliendo e rendendo protagonista quella fetta di pubblico che prima d’ora non avrebbe trovato il proprio spazio su piccolo schermo. Rispetto a quanto detto, possiamo quindi prevedere quella che sarà l’evoluzione della tv online nel futuro più prossimo: una tv interattiva con contenuti d’informazione.

Dunque, probabilmente il futuro è già arrivato, la televisione in streaming è il presente!

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