Riccardo Tozzi • Il futuro dell’audiovisivo e la giusta direzione

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Tra le principali case di produzione indipendenti italiane, creatrice di innumerevoli prodotti audiovisivi di grande successo, Cattleya oggi è conosciuta in tutto il mondo per le serie crime Gomorra e Suburra. Ecco cosa ci ha raccontato il suo fondatore e Presidente Riccardo Tozzi.

Che cos’è per lei la Reputazione?

Per quanto mi riguarda, corrisponde alla sostanza di ciò che si fa. In un’epoca in cui in molti si occupano a tempo pieno della propria immagine, la solidità resta legata ai fatti. Cattleya ha sempre seguito questo criterio, abbiamo puntato alla qualità delle nostre produzioni, sicuri che avrebbero creato e definito la nostra immagine nel tempo.

Trolls 2 ha incassato, uscendo solo in streaming, oltre 100 milioni di dollari. Gli incassi del cinema si slegano dalle sale piene?

Certamente sì, e credo che il Covid-19 abbia accelerato un processo già in atto che si compirà nei prossimi mesi. Streaming e sala tuttavia non sono completamente in contraddizione, e il cinema deve operare su entrambi. I film “evento”, i cosiddetti blockbuster, continueranno a uscire nelle sale. Mentre gli altri, anche se belli e importanti, saranno più orientati allo streaming. Faccio un esempio: Roma di Alfonso Cuarón ha vinto l’Oscar, ma per le sue caratteristiche non costituiva un “evento”, e avrebbe avuto una sorte migliore uscendo direttamente in streaming.

Il futuro del cinema è lo streaming, ognuno con un proprio canale di distribuzione o tramite piattaforme esistenti?

Le piattaforme già esistenti stanno facendo un ottimo lavoro. La nostra distribuzione, Vision creata da Sky e di cui siamo soci con altri produttori, si sta specializzando nelle uscite sulle piattaforme già esistenti, in contemporanea, non in esclusiva. Sono ben avviate e non avrebbe senso competere con loro.

Che cosa consiglia agli operatori del settore audiovisivo, per affrontare il post Covid?

Devono sviluppare progetti, perché la domanda di film e serialità è in forte crescita. La quarantena ne ha accelerato il consumo e le opportunità aumenteranno. La produzione seriale durante questa fase non ha sofferto per la distribuzione, non appoggiandosi all’anello della catena colpito che è la sala. Soffre, come il cinema, per il fermo della produzione che si è protratto per più di due mesi e che ancora durerà. Ci stiamo organizzando per ricominciare prima possibile a produrre.

In che modo il prodotto audiovisivo diventa brand?

Nell’audiovisivo il brand è la forza stessa del prodotto. I prodotti riusciti diventano brand, un esempio eccellente è Gomorra. La continuità di prodotti con una forte identità crea invece il brand di chi li produce. Oggi le case di produzione somigliano sempre di più alle maison della moda, hanno una loro impronta, uno stile proprio. La coerenza dei prodotti determina la creazione di un brand che è a tutti gli effetti identità editoriale.

Per svincolarsi dalla logica degli incassi è possibile puntare sul finanziamento dei brand?

Io credo che il finanziatore della produzione audiovisiva sia sempre il pubblico. Il successo di un prodotto deriva dal numero di persone che lo guardano e lo amano, quindi i ricavi saranno sempre quelli della distribuzione. Il product placement non ha mai avuto un ruolo economico decisivo, soprattutto in Europa. Anzi, spesso succede l’inverso, cioè una serie o un film trasformano in brand qualcosa che prima non lo era.

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