Il quarto potere oggi

Non è certo un caso che sia stata l’imprenditoria statunitense a dar vita alla prima televisione elettronica nel 1927 e che, sempre in area nordamericana, sia nato il grande sociologo canadese Marshall McLuhan, padre della filosofia applicata al ruolo dei media nella società. Quasi come se l’Universo fosse già a conoscenza della necessità di comprendere la relazione tra contenuti televisivi e apparati governativi, quarto potere della vita democratica. E si potrebbe notare il parallelismo strutturale tra i campanili delle chiese, forma storica di network territoriale, e i ripetitori di segnali TV.

Non è un caso nemmeno che la sempre più capillare profilazione dell’audience e la creazione di formati sempre più efficienti per il posizionamento commerciale dei prodotti siano arrivate a piena maturazione in Silicon Valley, dove l’avvento di Internet e dei colossi del www ha capovolto i ruoli produttore/consumatore di media. In questo scenario di costante sfida tra ciò che è vero, ciò che appare, e ciò che si interpreta, anche una democrazia molto avanzata e liberale come quella americana ha assistito allo sgretolamento dell’autorevolezza delle fonti d’informazione, soggette a pressioni provenienti dal Privato (lobbying) e dal Pubblico.

Il risultato è una polarizzazione senza precedenti, che di fatto ha creato due binari di comunicazione paralleli, espressione delle due correnti politiche principali. Una forbice mediatica che è peggiorata negli ultimi 20 anni e che rende oggi complicatissima quella mediazione intellettuale che è parte fondamentale dell’essere e fare informazione. Io stesso mi sono trovato a confrontarmi con persone, anche culturalmente e socialmente ben strutturate, che da decenni apprendono informazioni esclusivamente attraverso un unico canale televisivo. L’ovvia conseguenza è la radicalizzazione delle posizioni!

D’altra parte, dal punto di vista del consumatore, le informazioni e i modelli di vita che si allineano perfettamente ai propri valori sono confortevoli e rassicuranti perché non richiedono alcuno sforzo analitico. Un po’ come in The Truman Show o nel più recente Idiocracy.

Un caso eclatante che mostra bene gli effetti di tale polarizzazione è quello che ha portato alla causa per 2,7 miliardi di dollari intentata da Dominion/Smartmatic, società fornitrice per le presidenziali 2020 delle tecnologie di raccolta voti e scrutini elettronici, nei confronti del canale televisivo FOX News. Alcuni giornalisti dell’emittente, sia prima che dopo l’esercizio del voto, avrebbero promosso la diffusione di notizie su una presunta frode elettorale alimentando teorie complottiste. La società si è trovata a dover gestire un danno reputazionale enorme e il caso coinvolge il primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, la libertà di parola e di stampa, il diritto di riunirsi pacificamente e di appellarsi al governo per correggere i torti subiti nell’esercizio di queste funzioni.

La causa va dritta al cuore del problema e si svolge mentre al Campidoglio si lavora a un pacchetto legislativo per arginare la deriva contenutistica dell’informazione e contenere la posizione quasi monopolistica delle 4 grandi sorelle del web. A questo punto, ne va della reputazione di Istituzioni e Governi: occorre adottare misure idonee alla salvaguardia dei propri cittadini, del proprio settore privato e anche della democrazia partecipata stessa. In America come nel resto del mondo.

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