Elena Bonetti • Investire sulla leadership femminile

Elena_Bonetti_1

Classe 1974, mantovana, Elena Bonetti è ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia del governo Draghi, posizione che occupava già nel precedente governo Conte II. Laureata in matematica è professoressa associata di analisi matematica all’Università degli studi di Milano, e tuttavia nel curriculum che ha pubblicato sul sito del dipartimento, si definisce semplicemente “sposata con Davide, mamma di Tommaso e Chiara”. Con lei Reputation Review ha voluto fare il punto sulla situazione delle donne italiane oggi.

Col suo aiuto vorrei provare a scattare una specie di fotografia di questo momento storico: come sono messe le donne oggi, nei termini delle pari opportunità?

L’Italia che ha vissuto l’esperienza della pandemia di Covid, oggi ha messo in evidenza che c’è stato un aggravio della disparità di genere, che comunque era già presente nel mondo del lavoro. Le donne sono state maggiormente penalizzate rispetto al numero di posti persi, sia perché erano quelli più occupati da loro, sia per una maggiore fragilità della posizione lavorativa femminile rispetto a quella maschile. E considerando l’ambito familiare, c’è anche da dire che l’aggravio dei carichi di cura che hanno subito le famiglie e a cui hanno dato risposta in prevalenza le donne, le ha messe ulteriormente in una posizione di svantaggio. Detto ciò, la pandemia ha sottolineato quanto le competenze femminili siano necessarie alla tenuta del nostro sistema sociale. E il governo ha voluto rispondere a tutto questo con il Family Act e introducendo la prima Strategia nazionale per la parità di genere.

Di che cosa si tratta?

Parliamo di un piano pluriennale che definisce trasversalmente priorità, obiettivi e strumenti per combattere la disuguaglianza di genere, ed evidenzia con chiarezza quanto la parità sia necessaria per il pieno compimento della nostra società, riconoscendo come promuovere carriere e competenze femminili sia il modo migliore per liberare energie e creare un sistema più capace di affrontare le sfide che abbiamo davanti. Possiamo dire che in questo momento, se è vero che le donne ripartono da una posizione di svantaggio, è vero anche che il Paese ha deciso di investire su di loro e sulla loro piena partecipazione sociale, economica e lavorativa.

Quali sono le misure più importanti previste in questo senso nell’ultima Legge di bilancio, e quali cambiamenti faranno seguito alla nuova Legge sulla parità salariale?

Dal punto di vista della Legge di bilancio abbiamo dato attuazione ad alcune delle riforme previste dalla Strategia nazionale per la parità di genere, in coerenza con la riforma del Family Act, basandoci su una visione di fondo che vuole definire una direzione chiara del Paese. Per esempio con l’introduzione di un Osservatorio che monitori il superamento del gap di genere, un passo importantissimo per attivare un processo che dia risultati concreti e misurabili. Poi con un finanziamento stabile per le imprese che faranno uso della certificazione in cui si attesta la parità, certificazione che sarà introdotta con un progetto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nel 2022, e consentirà incentivi e sgravi fiscali a sostegno del lavoro femminile. E ancora, con una misura che personalmente trovo davvero strategica, e che diventerà strutturale con la riforma del Family Act.

Quale?

La decontribuzione a favore delle madri che tornano al lavoro dopo il congedo obbligatorio, che consentirà loro di avere una busta paga più alta per un anno e nello stesso tempo è un incentivo per riconoscere il valore di investire sul rientro al lavoro dopo la maternità. Sappiamo infatti che dopo il primo figlio molte donne sono costrette ad abbandonare la propria occupazione, sospendendo la carriera, con questa misura invece le aiutiamo a conciliare la scelta di essere madri con quella di restare professionalmente attive. E in più c’è finalmente un atto storico, la diminuzione dal 22 al 10% dell’Iva sugli assorbenti femminili, a sostegno del reddito delle donne.

Dicevamo inizialmente che la pandemia ha penalizzato soprattutto le donne per quanto riguarda la perdita del lavoro. Ci sono altri interventi che intendete promuovere per sanare questa situazione?

Le direzioni di intervento adesso riguardano gli incentivi nel mondo dell’impresa e una serie di condizionalità per favorire la presenza e la partecipazione femminile, la trasparenza salariale ne è un punto fondamentale, così come gli sgravi per l’assunzione delle donne e la decontribuzione per quelle che rientrano al lavoro dopo la maternità. Accanto a tutto ciò, ora bisognerà aggiungere i servizi che possono sostenere le scelte professionali femminili, e penso per esempio ai 4.6 miliardi di euro investiti negli asili nido grazie al PNRR, che porteranno un beneficio importante in questo senso. Un altro tema fondamentale riguarda poi la formazione delle competenze. Oggi in Italia le donne sono meno qualificate nel campo delle discipline scientifiche, della tecnologia e della finanza, rispetto agli uomini, e quindi non sono nelle condizioni di poter competere alla pari nei processi di transizione ecologica e digitale che interesseranno tutte le professioni del futuro.

Un gap culturale a cui bisognerà porre rimedio.

E infatti c’è la fortissima necessità di mettere in campo un’azione formativa e di promozione destinata alle donne. Sia per valorizzare fin da subito i talenti e la leadership femminile, sia per rendere questi settori accessibili alle bambine e alle ragazze, e non preclusi a causa di uno stereotipo culturale che le vuole meno portate per certe materie. Cosa inaccettabile e del tutto ingiustificata e falsa, che però per tanto tempo ha ostacolato l’accesso delle donne a quelle discipline. Proprio per rimediare a questo, abbiamo previsto nel PNRR un progetto di investimento sulla formazione Stem (Science, Technology, Engineering e Math, ndr), che verrà portato avanti insieme al Ministero dell’Istruzione.

Rispetto a un discorso culturale, quindi, quali sono secondo lei i fattori principali che possono contribuire a creare l’uguaglianza di genere?

Io credo che l’uguaglianza di genere possa essere pienamente raggiunta solo costruendo una nuova coscienza e consapevolezza sociale che valorizzi la diversità, e ci aiuti a realizzare un sistema in cui tutte e tutti possiamo portare il nostro contributo e concorrere al bene materiale e spirituale della società, così come ci è richiesto dalla Costituzione. Ed è per questo che ritengo che le donne debbano essere valorizzate nei processi di governance e leadership.

E quali sono per lei oggi le donne a cui dobbiamo guardare come esempio?

Credo ce ne siano molte, e penso alle donne che hanno combattuto battaglie storiche e a quelle che hanno aperto la strada alle altre, dedicando la propria vita a creare più libertà e opportunità per tutte. Ne cito alcune: per esempio le 21 “madri costituenti” che furono scelte per dare forma all’attuale Costituzione, e poi quelle che per prime hanno ricoperto cariche istituzionali importanti, come Tina Anselmi, prima donna ministro, e Nilde Iotti, prima presidente della Camera. Per poi arrivare ai giorni nostri con la ministra della Giustizia Marta Cartabia e la stessa presidente Maria Elisabetta Casellati. A livello internazionale abbiamo conosciuto figure particolarmente valide come la Cancelliera tedesca Angela Merkel, e la prima donna a capo della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha avuto anche il coraggio di affermare che serve più presenza femminile nei posti di leadership, non perché le donne siano migliori, ma perché siamo diverse. E ancora, penso a scienziate come la fisica Fabiola Gianotti, capo del CERN, che ha scelto la scienza per poter esplorare le verità del mondo, portando avanti anche un’azione pedagogica a beneficio delle nuove generazioni, oltre che di altissima utilità scientifica. E poi in generale credo che oggi non possiamo dimenticare quelle donne che in Afghanistan stanno combattendo per la loro libertà e la loro dignità, pagando un prezzo altissimo che spesso corrisponde alla loro stessa vita.

Trovi questo articolo su
Reputation Review #26

Acquista la tua copia per scoprire tanti altri contenuti

Condividi l'articolo

L’unica rivista dedicata
alla Corporate Reputation

Le ultime uscite

Ogni tre mesi un nuovo numero tematico ricco di approfondimenti, interviste e tendenze dal mondo della Corporate Reputation

Categorie

Leggi "Reputazioni"

In questo libro abbiamo raccolto la nostra esperienza sul campo. Attraverso i contributi di ospiti eccellenti, individuiamo il concetto di immagine e credibilità.

Social

Vuoi partecipare al prossimo numero

di Reputation Review?

Compila il form verrai ricontattato al più presto