Milanese, 51 anni, laureato in Scienze naturali, fino a qualche anno fa Andrea Crosta si occupava di sicurezza applicata all’antiterrorismo. Poi ha deciso di fondare una Ong molto particolare, la Earth League International, praticamente una “intelligence” dedicata a combattere i crimini contro la natura.
«Tornavo dal Kenya, dove avevo assistito al disastro provocato dal bracconaggio, 40 mila elefanti uccisi ogni anno» racconta lui. «Ho pensato allora di mettere le mie competenze al servizio del Pianeta, creando un’organizzazione diversa da tutte le altre». La sua missione è quella di risalire la filiera illegale di qualsiasi crimine ambientale, dal traffico d’avorio a quello delle scaglie di pangolino o del legname proveniente dalla deforestazione, per arrivare al livello dove i trafficanti si sovrappongono ai politici corrotti e ai businessmen. «Perché è lì che bisogna colpire».
La Earth League International si finanzia attraverso donazioni private e per una questione di integrità, spiega Crosta, non accetta denaro dai governi. Non ci lavorano biologi o attivisti, ma ex analisti delle agenzie di intelligence e poliziotti, quasi tutti sotto copertura. «A metterci la faccia siamo soltanto io e il mio socio Mark Davis, che è stato uno degli agenti più importanti dell’FBI, dove si è occupato di Isis e narcotraffico, e per la prima volta esce allo scoperto. Il nostro lavoro consiste nell’aiutare le forze dell’ordine, condividendo le informazioni che acquisiamo con una decina di agenzie di polizia nel mondo, in Usa, Messico, Thailandia, Cina».
Gran parte delle attività dell’Earth League si svolgono senza pubblicità, quasi sempre nei Paesi in cui le risorse naturali sono meno tutelate. Tuttavia sono state più volte enfatizzate dai media. Nel 2019 National Geographic ha realizzato il documentario Sea of Shadows, prodotto da Leonardo DiCaprio che ha seguito le attività della Ong nel Golfo del Messico impegnata a salvare dall’estinzione la più piccola balena del mondo, che i locali chiamano “vaquita” perché è pezzata come una piccola mucca.
È un cetaceo di cui sono rimaste poche decine di esemplari, e oggi rischia di scomparire del tutto a causa delle reti lanciate dai cartelli messicani e dalla mafia cinese. Lo scopo è catturare un grosso pesce, chiamato “totoaba”, la cui vescica natatoria, nota come “cocaina dell’oceano”, è ricercatissima sul mercato nero, dove può raggiungere il costo di 10 mila dollari al pezzo. Un tipo di pesca illegale che sta distruggendo la fauna marina, spopolando l’oceano. E con DiCaprio la Earth League aveva già realizzato nel 2016 il documentario Netflix The Ivory Game che denunciava il traffico di avorio in Africa.
Oggi la Ong continua a portare avanti progetti nel mondo. «In genere ne seguiamo almeno due o tre ogni anno. Stiamo lavorando in Sud America su un’emergenza che riguarda il traffico di parti di giaguaro, spacciato sul mercato cinese come tigre, in Africa ci occupiamo del corno di rinoceronte, a cui in Cina viene attribuito un potere taumaturgico». Ed è proprio la Cina, oggi, la più grande minaccia per la salute del Pianeta. «Nello stesso tempo però costituisce anche la nostra migliore opportunità. Perché se riusciamo a trasformarla in un alleato, il lavoro di Earth League è concluso».