Le migliori organizzazioni per gender equality

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In questo numero di Reputation Review si è scelto di indagare le migliori organizzazioni in Italia che, nei fatti, stanno accelerando la parità di genere all’interno della propria governance e del proprio workplace, sotto ogni punto di vista. Sotto la lente dell’inchiesta di Reputation Rating, dunque, le principali organizzazioni italiane, con l’obiettivo di definire una classifica top 5, che presenteremo di seguito.

In questo contesto di ripartenza e pianificazione guidato dagli obiettivi e dai fondi derivanti dal Pnrr, risulta fondamentale essere consapevoli del punto di partenza delle organizzazioni italiane, e del Belpaese nel suo complesso, su uno dei temi che più sarà rilevante per la costruzione di un sistema-Paese resiliente e sostenibile nel medio-lungo termine. In questo senso, uno degli obiettivi del Pnrr è proprio quello di favorire la crescita dell’occupazione femminile, con un target – fissato per il 2026 – del 4% in più rispetto alla situazione di partenza. Ambizioso, ma non irraggiungibile.

Non è più un mistero che inclusione e sostenibilità viaggino di pari passo per permettere ad ogni azienda, piccola o grande che sia, di raggiungere i suoi obiettivi. Anche per questo motivo, si sta abbandonando la classica – e ormai, ahinoi, retorica – della sostenibilità, per lasciare spazio ai criteri ESG, senz’altro più completi.

Questi criteri, e in particolare la gender equality, stanno diventando un O.d.G. in molte società, tra le quali spiccano sempre di più SpA quotate: perché ormai è chiaro che gli investitori prediligono organizzazioni laddove si intraveda una dimostrata propensione alla sostenibilità e all’eticità. Secondo una recente ricerca Robeco, è stata dimostrata una correlazione positiva diretta tra redditività aziendale e una percentuale superiore al 20% di donne nel CdA, al 30,2% a livello manageriale e maggiore al 44,7% a livello di compagine generale.

La nostra inchiesta si colloca in questo nuovo contesto, dove dallo Stato arrivano delle prime aperture confortanti sul tema “gender gap”: il voto unanime della Camera per la parità salariale e l’inserimento nel Family Act dell’estensione del congedo di paternità da dieci giorni a tre mesi, sono senz’altro dei primi importanti passi. Ora bisogna comprendere cosa si stia facendo nelle organizzazioni, oggi, per favorire questa transizione sociale.

I dati emersi nella classifica sono confortanti, ma è a livello globale che l’Italia deve presto risollevarsi dalla sua posizione di fanalino di coda nell’eurozona. I buoni propositi di ripartenza economica, dunque, devono dare seguito ad una imponente ripartenza sociale.

L’Analisi

L’algoritmo brevettato del Reputation Rating, pesa e misura le dimensioni della reputazione, certificando in tecnologia blockchain una serie di parametri oggettivi e soggettivi, incrociando certificati e indagini statistiche pubbliche ad analisi di media intelligence, Web Reputation Analysis e Sentiment Analysis attorno a precisi topic.

In questa inchiesta è stato posto il focus sulle policy, iniziative pubbliche, organigrammi e certificazioni conseguite dalle principali organizzazioni italiane, unitamente a ricerche pubbliche (Bloomberg, Ocse, Oecd, ILO, …), con particolare rilievo sugli asset: CSR, Workplace & Governance, Leadership & Innovation, Dipendenti, Istituzioni e Società.

Nella valutazione della classifica reputazionale, ha particolarmente inciso la rendicontazione e divulgazione trasparente e tempestiva dei dati delle organizzazioni, uno dei fattori più critici in sede di valutazione, il quale rappresenta un ostacolo a delle corrette e continue valutazioni di questi aspetti così eterogenei e complessi.

La classifica e alcuni dati salienti

Di seguito, riportiamo la classifica delle prime organizzazioni in Italia in quanto all’accelerazione dell’eguaglianza di genere.

Nelle prime cinque posizioni troviamo:

  1. Snam
  2. Enel
  3. Leonardo
  4. Intesa San Paolo
  5. Illy Caffè

In cima alla classifica, spicca Snam, la quale da molti anni sta adottando policy e iniziative concrete per accelerare la gender equality all’interno dei propri confini, e non solo. È stata la prima società quotata italiana a creare un vero e proprio comitato consiliare dedicato ai fattori ESG, e tra le prime ad introdurre nello statuto l’equilibrio di genere negli organi sociali.

Ad incidere, inoltre, è stata senz’altro l’iscrizione al prestigioso Gei (Gender Equality Index) 2021 di Bloomberg, un’iniziativa che premia e misura le performance delle società quotate impegnate sia per la trasparenza nella divulgazione sui dati di genere, sia per le misure adottate nell’ottica dell’inclusione e della valorizzazione della diversità, fornendo agli investitori un ulteriore strumento di valutazione delle aziende.

In questo, Snam si è distinta per il parametro “Inclusive Culture”, che premia l’impegno profuso dall’organizzazione.

Proseguendo nella classifica, ad incidere maggiormente sul secondo posto di Enel, sembra essere stato il mix di riconoscimenti e iniziative proattive messe in atto nell’ultimo periodo. Di recente, solo per citarne alcuni, è stata inserita nella classifica delle aziende TOP 100 globali, redatta da Equileap, per la parità di genere, ed è stata firmataria della campagna Equal by 30, che si prefigge di raggiungere una totale parità di genere in termini di opportunità, salario e leadership, nell’intero settore energia, per il 2030. È proprio l’apertura e il supporto all’intero settore, ad aver giocato secondo l’analisi un ruolo fondamentale ai fini della classifica.

Inserita per la prima volta nel medesimo Index di Bloomberg, Leonardo è l’organizzazione che risiede al terzo posto della classifica. L’azienda italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza si è dimostrata – nell’ultimo periodo – tra le più tempestive, trasparenti e complete in quanto a comunicazione e divulgazione dei dati sociali, in ottica di lotta al Gender Gap.

Ancora, passiamo al quarto posto, dove Intesa Sanpaolo, anch’essa inserita per il quarto anno consecutivo nel Gei di Bloomberg, raggiunge un importante traguardo nel settore finanziario. Infatti, il gruppo ha superato di più del 10% l’uguaglianza di genere media del suo settore. Da anni, in Intesa Sanpaolo si è scelto di aumentare il numero di donne, dando pari opportunità attraverso una policy di diversity & inclusion
approvata dal cda, con una specifica sezione dedicata ad impegni crescenti relativi all’equità di genere, finalizzati a garantire eque opportunità nei processi di assunzione, successione, promozione e nomine.

Al quinto posto, troviamo Illy Caffè, firmataria da pochi mesi, assieme ad altre trenta aziende italiane e internazionali (rappresentanti di oltre mille miliardi di fatturato globale), del “Zero Gender Gap”, presso il Politecnico di Milano. Un patto, per impegnarsi ad accelerare la parità di genere all’interno delle proprie aziende – non a caso – sottoscritto anche da Snam ed Enel (già presenti in questa classifica), ma anche da Johnson & Johnson, Gucci, McKinsey & Company, Bnl, Olayan Financing Company, Unicredit, Axa e Generali.

Parliamo di un brand, quello di Illy, tra i più forti al mondo nell’industria del caffè, e dove – ancora, non a caso – la metà dei lavoratori è donna. Da anni, affrontano con serietà il “women empowerment”, attraverso la loro “Cultura del Caffè”, una divisione del gruppo nata per diffondere nel settore il giusto approccio, partendo dall’eguaglianza di genere.

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Reputation Review #26

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