Obesità e covid

Pasquale Mugione

L’obesità è una patologia grave.

Lo continuano a confermare i dati più recenti che configurano uno scenario con oltre 1 miliardo di persone in sovrappeso e più di 350 milioni di obesi gravi nel mondo. L’Italia, patria della dieta mediterranea, ha visto un recente aggravio della situazione, contando circa 16 milioni di persone in sovrappeso e circa 6 milioni di obesi. I dati sono ancora più preoccupanti per la Regione Campania, con prospettive di un ulteriore peggioramento nei prossimi anni.

La Campania, infatti, conta oggi circa 500mila obesi e le comorbilità – altre malattie di cui lo stesso soggetto può essere affetto – legate a questa patologia (diabete, malattie cardiovascolari, malattie neurologiche, endocrinologiche, ortopediche, tumorali ecc.) incidono pesantemente sulla qualità dell’esistenza delle persone, riducendo le aspettative di vita di quasi 15 anni.

Lo studio della pandemia da COVID-19 ha dimostrato che i pazienti più a rischio di sindrome respiratoria acuta grave da SARS-CoV-2 si caratterizzano per l’elevata prevalenza di malattie preesistenti come ipertensione arteriosa, malattie cardiovascolari, diabete, malattie respiratorie croniche o cancro. Nell’esperienza pratica ospedaliera si constata che i pazienti obesi affetti da Covid 19 sembrano essere esposti a maggiore rischio di sviluppare forme gravi di insufficienza respiratoria rispetto ai soggetti normopeso.

Da qui la necessità di analisi retrospettive, ovvero basate sui cosiddetti «casi», gli individui che presentano la malattia in studio, effettuate in diversi paesi. In Cina, su 112 pazienti con COVID-19 ricoverati presso l’ospedale del distretto occidentale di Wuhan da gennaio a febbraio 2020, è stato calcolato il Body Mass Index (BMI); nei soggetti con sindrome respiratoria acuta grave è stato riscontrato un BMI significativamente superiore rispetto a quello della popolazione generale, con una mortalità nettamente più alta rispetto ai soggetti normopeso. Risultati analoghi sono stati riportati da uno studio francese che ha indagato l’associazione tra BMI, caratteristiche cliniche e necessità di ventilazione meccanica invasiva in pazienti ricoverati in terapia intensiva per COVID-19. La maggioranza dei pazienti affetti da SARS CoV-2, risultava essere obesa così come la gravità dell’infezione aumentava all’innalzarsi del BMI.

Anche presso l’Azienda Ospedaliera dei Colli in Napoli è in corso uno studio retrospettivo e prospettico tendente a dimostrare l’associazione tra SARS-COV 2 e aspetti metabolici nell’infezione COVID 19. Tale studio – che vede la partecipazione delle UU.OO. di Chirurgia Generale, Fisiopatologia e Riabilitazione respiratoria, Terapia subintensiva respiratoria Covid 1, dell’Ospedale Monaldi oltre alla Cattedra di Endocrinologia dell’Università Federico II di Napoli- valuterà in particolare:

Eventuali differenze cliniche tra popolazione obesa e normopeso;

Caratteristiche antropometriche e comorbilità nelle due sottopopolazioni;

Eventuali protocolli terapeutici differenziati;

Differenze percentuali di sopravvivenza;

Eventuali differenti costi sanitari e temporali di degenza;

I risultati di tale studio potranno fornire conferma di quanto già ipotizzato ed in parte dimostrato. In tale contesto la chirurgia dell’obesità si colloca sempre più come la soluzione terapeutica più efficace non solo per consentire un calo ponderale ma anche per annullare o notevolmente ridurre le comorbilità oggi responsabili del maggior rischio di contagi, complicanze e mortalità da SARS COV2 nella popolazione obesa.

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