Diego Rossetti • Ogni passo, una scelta

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Fondata nel 1953, Fratelli Rossetti incarna l’imprenditoria italiana: è una storia familiare che intreccia talento e dedizione, cultura del bello e artigianalità, ricerca e innovazione. Esempio del più prestigioso made in Italy, l’azienda ha sempre tenuto alla propria identità e al proprio marchio, lo stesso riportato sul francobollo che le Poste Italiane hanno emesso nel 2003, per onorare i 50 anni dell’impresa. Oggi incontriamo Diego Rossetti, Presidente del Gruppo Fratelli Rossetti, la seconda generazione a guida dell’azienda.

Presidente Rossetti, un’azienda con 70 anni di storia, e una solida reputazione nel mondo, legata al lusso e alla cura dei particolari, che culmina con il servizio “su misura” che dà vita a calzature uniche. In che modo tale reputazione condiziona le scelte?

Più che di lusso, preferisco parlare dell’elevata artigianalità che ci permette di associare il nostro prodotto alla qualità. Su questa abbiamo basato la nostra reputazione, facendo scelte coerenti, a volte difficili, che alla lunga ci hanno premiati. Nel 2000, ad esempio, il settore moda è cambiato notevolmente: i grandi nomi, con cui avevamo sempre collaborato alle sfilate, sono entrati anche nel mondo delle calzature. Competere con dei colossi non è stato semplice, però proprio in quel periodo abbiamo deciso di non passare al business delle licenze ma di continuare a promuovere i tratti distintivi della nostra azienda anche in termini di stile e posizionamento sul mercato.

Come per molte realtà imprenditoriali italiane, la vostra è prima di tutto una storia familiare. Il passaggio generazionale è un momento di crisi per tante imprese. Come è stato per voi quel momento e che consigli darebbe ad altri?

Ogni azienda è una storia a sé. Per noi è stato un processo lungo, per trovare un nuovo equilibrio. Forse mi sento di dare questo consiglio: quando si decide di fare quel passo, è bene farlo senza temporeggiare, per poi continuare spediti sulla strada intrapresa.

Un tema molto attuale è quello del gender gap. Che tipo di politiche attuate per favorire la parità di genere e come pensa si potrebbe migliorare a livello nazionale?

Da noi il 40% dei manager sono donne. Certamente esiste un maggiore interesse femminile per l’area marketing, mentre i ruoli in produzione sono ancora ricoperti per la maggioranza da uomini. A livello nazionale, penso serva rafforzare le infrastrutture sociali, a partire da asili nido e un efficiente sistema di welfare, in modo che le donne possano essere libere di perseguire le loro scelte di vita, con pari opportunità di realizzazione, partecipazione e guida. Oggi le donne hanno un’altra mentalità, è bene che anche la società sia al passo.

Le PMI avrebbero sempre più bisogno di competenze manageriali per sostenere la competizione sui mercati globali. Eppure sono ancora pochi gli imprenditori che hanno adottato modelli organizzativi managerializzati. Lei cosa ne pensa?

Scegliere un manager esterno impone un cambio culturale, significa saperlo gestire ma anche sapersi affidare. Una PMI si muove in un’ottica di prudenza che, quando si trasforma in paura, può persino bloccare. Per superare tale impasse, si può lavorare per far comprendere le esigenze delle PMI ai manager, ma anche avvicinare i giovani alle imprese. Io credo molto nella collaborazione con gli ITS, che possono preparare i giovani ai bisogni delle nostre aziende. In questo modo i ragazzi entrano da noi avendo già dalla loro delle competenze utili come base per arrivare, crescendo, a ricoprire ruoli manageriali.

Per concludere, parliamo di innovazione?

Un’azienda che ha 70 anni deve necessariamente sapersi rinnovare. Ricerca e innovazione ci hanno sempre caratterizzati. Già negli anni sessanta, l’azienda innovava modelli tradizionali, lavorava sulle forme, introduceva pellami considerati allora insoliti per le calzature. Negli anni novanta, eravamo concentrati sulla progettazione e, unendo estetica a comfort, senza perdere lo stile della scarpa artigianale, creammo Flexa. Poi penso a tante altre innovazioni con un’incidenza sulla produzione, come il cad, che ha permesso di automatizzare il sistema di taglio e semplificare l’articolato processo produttivo della scarpa. Recentemente le innovazioni hanno invece inciso per lo più sulle strategie di marketing.

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