Cosimo Rummo • Per avere successo devi essere “Rock”

RUMMO
«Maccherone, mi hai provocato e io ti distruggo»

diceva Alberto Sordi in una delle più famose battute della storia del cinema italiano. E infatti nulla rappresenta meglio il “made in Italy” di un fragrante piatto di pasta. Per questo Reputation Review ha voluto incontrare uno dei produttori pastai con la più alta Reputazione: Cosimo Rummo. Il pastificio che porta il suo nome è stato fondato a Benevento nel 1846, e da allora è sempre riuscito a coniugare qualità e innovazione.

Partiamo dall’epidemia di Covid. Non è la prima volta che la sua azienda si trova ad affrontare una grave difficoltà, nel 2015 siete ripartiti dopo i gravi danni subiti dall’alluvione che colpì Benevento. Oggi quali problemi avete incontrato?

Per nostra fortuna la filiera alimentare non si è mai fermata, quindi la preoccupazione principale è stata quella di mettere in sicurezza tutti i nostri dipendenti e le loro famiglie. Ci hanno lavorato due persone, una si è occupata di tenere aggiornate le regole di comportamento in ottemperanza alle normative, molte delle quali erano già rispettate anche prima della pandemia, l’altra del controllo e della pianificazione. Nonostante i problemi, è andato tutto bene.

E la vostra produzione è perfino aumentata.

Nel periodo di quarantena abbiamo avuto moltissima richiesta, sia perché la gente era costretta in casa e quindi consumava più pasta e farina, sia per la paura della pandemia, che ha spinto i consumatori a fare grandi scorte di alimenti a lunga conservazione. La quota di prodotto in genere destinata alla ristorazione è ovviamente diminuita, ma in compenso le vendite nei supermercati sono aumentate fino al 10%.

Ai tempi dell’alluvione vi salvò anche la solidarietà dei consumatori. Oggi avete risposto distribuendo tonnellate di pasta a chi ne aveva bisogno e regalando macchinari per l’individuazione del virus agli ospedali.

Credo che la solidarietà, nel momento che stiamo attraversando, sia fondamentale. Nel corso della nostra storia abbiamo sempre cercato di aiutare la Caritas e le altre istituzioni che si occupano dei più deboli, fatto sta che la povertà è in aumento e bisogna fare di più.

A suo avviso, di che cosa ha bisogno ora il Paese per ripartire con slancio?

Di essere messo in sicurezza attraverso soluzioni rapide e lo snellimento della burocrazia. Durante la pandemia sono rimasto spiacevolmente colpito dalla lentezza con la quale si è fatto fronte al problema della scarsità dei tamponi e delle mascherine. Quando ho comperato i macchinari da regalare all’ospedale di Benevento, mi è stato riferito dai medici che normalmente ci vogliono fino a due anni per ottenerli attraverso le procedure pubbliche. Io li ho avuti in tre settimane. La burocrazia italiana è pazzesca, la macchina statale troppo lenta. Forse avrebbe bisogno di competere col privato, per cominciare a funzionare.

Quali sono i settori su cui secondo lei bisogna lavorare per garantire la ripartenza?

Ovviamente è necessario aiutare chi è nel bisogno immediato, ma credo che lo Stato ora abbia il dovere di incentivare le aziende che lavorano bene e stanno cercando di svilupparsi. Per esempio riducendo la tassazione sui nuovi assunti e aiutando la formazione di nuove professionalità. Sono stato Presidente di Confindustria, ho visto la globalizzazione annientare tante buone aziende italiane, sopraffatte sul mercato da prodotti a costi ridicoli contro i quali non potevano competere. Nel settore alimentare italiano il costo del lavoro è di 25 euro l’ora, il più alto del mondo, come possiamo fronteggiare gli stabilimenti stranieri dove si lavora per 100 dollari al mese? Si tratta di una concorrenza sleale che secondo me ha anche il vizio di certificare la schiavitù. E poi bisogna creare un sistema trasparente ed efficace che ci permetta di accedere facilmente ai fondi europei: soprattutto al Sud oggi vanno in gran parte perduti, perché chi prova a richiederli affoga nelle maglie della burocrazia.

La Reputazione della pasta Rummo è ottima. Qual è la sua “ricetta” per diventare un leader di mercato?

Ho 65 anni, e quando sono nato, nel luglio del 1954, Elvis Presley inventava il rock. Ecco: per avere successo bisogna prendere esempio da lui, essere scatenati e appassionati. Bisogna amare il proprio lavoro e avere l’entusiasmo di realizzare un prodotto straordinario, che prima va sognato e poi realizzato. Anche se voglio lanciare un avvertimento: la vita di un imprenditore che lavora con amore è una specie di missione.

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