Vi ricordate chi ha vinto il festival di Sanremo nel 2018? E nel 2003? E nel 1975? E chi li ha condotti? Sfrutterò questo spazio per confessarvi uno dei miei più intimi segreti o, come dicono quelli bravi, guilty pleasure: nonostante non ami particolarmente la musica melodica nostrana, sono un grande fan della kermesse più importante di Italia.
Già sento le voci dei miei ex compagni di classe e colleghi di università: “Eh ma i direttori artistici e gli ospiti sono strapagati”, “Eh ma i Maestri d’orchestra vengono pagati 50 euro a serata”, “Eh ma dura troppo”, “Eh ma le canzoni fanno schifo”. Lo ammetto, per un millennial come me, essere fan di Sanremo è quasi un’onta quando ti confronti con i tuoi coetanei, ma è anche vero che al di là delle tante motivazioni (peraltro alcune giustissime) che dovrebbero dissuadermi dalla visione di tale evento, sono diverse e altrettanto numerose le ragioni che ogni anno mi tengono incollato a RaiPlay.
Piccola digressione: ci tengo a precisare che la visione, seppur via app, avviene rigorosamente davanti alla cara e vecchia televisione. Torneremo presto su questo argomento, ma andiamo avanti con la storia.
Nel 2018, a circa un anno dall’inizio della mia collaborazione in Zwan, mi sono imbattuto in un bellissimo video backstage della prima delle due edizioni di Sanremo condotte da Claudio Baglioni, in cui è possibile vedere all’opera Duccio Forzano, un grandissimo professionista della regia, al coordinamento camere dell’intro di una delle puntate (se siete interessati potete recuperare il video inquadrando il QR code qui a destra).
Dopo aver visto quel video, l’illuminazione: “è il lavoro che voglio fare”.
C’è la musica, c’è il video, c’è la televisione, c’è la direzione delle risorse umane, c’è tutto quello che mi ha sempre affascinato: far convivere all’interno della stessa professionalità competenze tecniche e creatività e decidere in una frazione di secondo cosa l’utente finale (milioni di persone in quel caso) è obbligato a guardare durante una diretta internazionale.
Ma torniamo con i piedi per terra. Da quel momento, mi sono sempre interrogato sul come fosse possibile far coesistere mondi apparentemente distanti tra loro sotto un unico “cappello”. E non parlo solo delle competenze tecniche eterogenee, ma anche proprio della tipologia di contenuti che quotidianamente produciamo in Zwan.
C’è da dire che nel mondo dello spettacolo si è sempre ragionato, talvolta giustamente, un po’ a compartimenti stagni. Chi si occupa di audio non si occupa di video, chi si occupa delle riprese non si occupa del montaggio, chi si occupa di gestire la produzione non entra nel merito di alcune scelte registiche, chi fa il backliner non decide gli orari dei soundcheck e potrei andare avanti. Se qualcuno vuole farsi un’idea su come funziona la vita su un set, consiglio vivamente di recuperare le prime 3 stagioni e il film di BORIS, in attesa della quarta stagione che a distanza di 12 anni approderà quest’anno su Disney+. In BORIS avviene esattamente quanto descritto finora e, per come funziona que-
sto mondo in Italia, che si tratti di un set o della produzione di un concerto, il succo rimane quello: ognuno fa ciò che gli compete, salvo rare eccezioni.
E allora come si può pensare di poter fare il lavoro che ti piace senza avere a che fare con quell’Idra a 9 teste chiamata show business? Beh, la risposta, per quanto assurda, è stata molto semplice: “ti fai la tua TV”. Dove con “ti” intendo Zwan e con “TV” intendo Business+.
Chiariamo subito una cosa: l’idea di creare un’applicazione per Smart TV on demand dedicata al mondo business non è stata la mia e di certo non era tra i miei obiettivi per quest’anno, ma l’ho comunque accolta a braccia aperte e in un certo senso, come spesso accade da queste parti, fatta mia. Ed ecco che in testa iniziavano a frullarmi diverse domande: come si gestisce un palinsesto TV? Quali figure professionali sono coinvolte? Come gestiamo l’enorme quantità di file video pesantissimi che otteniamo a fine riprese? Chi coinvolgiamo del nostro team? E per fare cosa?
In parole povere:
“Okay ragazzi, tutto bellissimo, ma come si fa?” Nonostante gli interrogativi, preso dall’entusiasmo che questa idea ha portato nel nostro ambiente, ho comunque deciso di investire gran parte del mio tempo a capire come coordinare tecnicamente questo nuovo bel carrozzone. E devo dire che ho trovato in casa tutte (o quasi) le risposte che cercavo. Vi spiego come.
Partiamo dalla domanda. In passato, mi sono spesso ritrovato davanti al quesito “Come si fa?” e a dover dare soluzioni prima ancora di conoscerle. Tuttavia, perfettamente in linea con il mio mindset personale e quello di Zwan, la risposta è sempre stata la stessa: “se non sai come fare una cosa, impara facendola”. Attenzione. Questo non vuol dire non saper fare il lavoro che siamo chiamati a fare. Significa semplicemente che, davanti a un’idea o alla volontà di realizzare qualcosa di nuovo o di mai sperimentato prima, non bisogna porsi limiti creativi, in quanto la soluzione tecnica si trova. Sempre.
Quando con la mia band avevo in mente di fare il primo disco, non sapevo assolutamente come si facesse. O meglio, erano anni che registravo solo soletto in casa, ma il fatto di andare in studio, capire come gestire i diritti d’autore, la pubblicazione con un’etichetta, gli uffici stampa, il booking e tanto altro, l’ho scoperto solo facendolo. Oppure, per citare un esempio più recente: quando abbiamo deciso di portare “Reputazione a Rischio” al cinema, nonostante le tante masterclass, , mi sono trovato per la prima volta a fronteggiare un processore Dolby Atmos dal viv. In quest’ottica “fare una TV” non mi è sembrato, a conti fatti, così lontano da quanto prodotto finora.
E quindi la risposta. In tutti questi anni si può dire che per i nostri clienti, partner e stakeholder abbiamo svolto il ruolo, per usare un termine da YouTuber, di content creator. Produzioni audiovisive a manetta, arrivando a produrre più di 200 contenuti l’anno tra video corporate, podcast, webinar, eventi e tanto altro. Insomma, gli hard disk tra un po’ prenderanno il sopravvento all’interno del nostro studio. Aggiungo inoltre che essere circondato da tante figure professionali, ognuna esperta in ciò che fa, è la cosa che più di tutte mi ha rasserenato: poter contare su qualcuno che ne sa più di te è di fondamentale importanza e rappresenta il vero valore aggiunto che ci ha consentito di stilare in pochissimo tempo tutte le linee guida necessarie a gestire le nostre nuove produzioni.
Perché alla fine di questo si tratta: produrre contenuti. Quello che abbiamo deciso di fare con Business+ è introdurre una linea editoriale specifica, , all’interno della quale i contributi audiovisivi andranno a comporre un palinsesto che gli utenti potranno consultare quando e dove vorranno, rendendo il tutto più “cool” con la giusta drammaturgia.
Docu-film, serie, talk show, podcast e format vari, saranno il focus principale della prima TV multicanale dedicata esclusivamente a imprenditori, manager e appassionati di politica economica che, nella televisione generalista, non hanno il giusto spazio o non trovano un livello di interlocuzione adeguato al proprio contesto.
Purtroppo il mio spazio è terminato, non vi resta quindi che rimanere “sintonizzati” su questi canali.