MosArtek nasce nel 2017 come rebranding di Musiv’Arte, un laboratorio nel centro storico di Orvieto aperto nel 2005 e poi trapiantato a Zurigo nel 2007 da Silvia Jencinella, imprenditrice mosaicista in collaborazione con il marito Stefano Toria. A distinguerli dal resto delle altre aziende è l’approccio al proprio lavoro, volutamente incentrato su un criterio filosofico che esalti l’unicità e la bellezza dei propri lavori. Ce lo raccontano in quest’intervista.
La prima domanda riguarda voi due: anni fa, avete deciso di abbandonare i vostri lavori “ordinari” per lanciarvi in una vera e propria impresa, ovvero lavorare con la vostra arte. Avete incontrato più difficoltà o più soddisfazioni durante questa transizione?
SJ: Sì, facevamo entrambi dei lavori un po’ più ordinari. Ho abbandonato il lavoro da scrivania per dedicarmi all’arte già nei primi anni ’90, approdando al mosaico nei primi 2000. Le difficoltà sono state capire quale tipo di mosaico artistico volevamo proporre, ci siamo poi specializzati nel mosaico architetturale, di grandi dimensioni, senza precluderci altre forme ovviamente. Si tratta peraltro di un’arte lenta, e noi abbiamo scelto di renderla anche un’arte esclusiva. A volte mi è toccato rifiutare dei lavori in cui mi veniva chiesto di tirare via, o di riprodurre opere già fatte per altri clienti. E non me ne pento.
ST: Io nasco come informatico specializzato in sicurezza, e in parte è un lavoro che svolgo ancora. Il mosaico è un’attività che richiede molto tempo per essere padroneggiata. Sono oltre vent’anni che siamo in questo campo e ci impegnamo per raggiungere gli obiettivi di fatturato prefissi.
Prima di cimentarvi in quest’impresa avete passato anni ad approfondire e studiare i mosaici: ricerche sui materiali, correlazioni chimico-fisiche. Insomma, fare un mosaico non è certo cosa semplice; farlo di qualità, però, è un’impresa a tutti gli effetti.
Le aziende di mosaici in Italia sono una mezza dozzina, più tanti piccoli laboratori individuali. Noi ci differenziamo mantenendo un controllo ferreo sulla filiera produttiva: vogliamo sapere quali materiali ci vengono forniti selezionandoli personalmente. I nostri mosaici sono garantiti a vita: non a vita del cliente ma a vita del mosaico. Se il mosaico non è studiato accuratamente poi dev’essere restaurato a un costo importante. Altra cosa che ci distingue è la cura dell’acquirente: progettiamo e pensiamo su misura la nostra opera senza mai riproporla; non abbiamo un catalogo da cui scegliere, ma solo foto che possano dare l’idea dei nostri lavori passati.
Sottolineate anche spesso l’importanza della sicurezza di un mosaico: come si impedisce la pericolosità?
I mosaici vanno studiati a monte: se un cliente ci commissiona un mosaico per una parete interna e poi lo posiziona su un pavimento all’esterno non funziona. Cerco sempre di accertarmi che il cliente abbia capito perfettamente il posizionamento, dandogli anche in mano un documento di utilizzo dove è segnalata la destinazione d’uso, che è importantissima. Anche i materiali fanno parte della sicurezza, noi lavoriamo con materiali selezionati: marmo e pietre varie, vetro e oro, ceramiche francesi particolari. La qualità della nostra produzione è fondamentale, e la qualità si compone anche del fattore sicurezza.
Del vostro lavoro colpisce l’approccio filosofico: l’immortalità dell’opera e il venire incontro al bisogno di lasciare una traccia nel mondo anche dopo essere andati via.
Il tema dell’immortalità non è nuovo: in antichità i grandi nobili e condottieri militari sapevano che per poter mantenere il loro potere dovevano lasciare un’impronta indelebile nella storia. Conosciamo cose del passato grazie ai reperti storici e artistici, e i mosaici hanno un valore enorme nella storia, ci hanno raccontato scene fondamentali per capirla. Non c’è una fine nella memoria delle persone, anche oltre la morte, il mosaico aiuta molto in questo. Mi è stato chiesto se tenessi più alla mia immortalità o a quella del cliente; ovvio, l’apporto dell’artista è importante, ma lo è molto di più chi ha commissionato quell’opera. Noi sappiamo attraverso i mosaici che quella era la villa di Adriano, non sappiamo per certo, però, chi ha realizzato il mosaico.
Avete anche pubblicato un libro che si chiama Come gli Dei una sorta di “manifesto” professionale che fissa su carta la vostra concezione del lavoro di mosaicisti. Da dove nasce questa necessità?
Stiamo facendo un percorso da imprenditori iniziato vent’anni fa, quando Silvia ha iniziato a orientarsi verso il mosaico con un’attività artigianale. Siamo partiti da un approccio più aziendale e cinque anni fa abbiamo fatto un salto più grande, studiando marketing e investendo il nostro tempo in quest’attività. Nello studiare le strategie per definire le basi di quest’azienda abbiamo definito degli strumenti e uno di questi era un libro che mostrasse al cliente chi siamo, cosa facciamo. È un biglietto da visita unico che racconta la nostra filosofia e risponde alle obiezioni del cliente prima ancora che le abbia in mente.
È di facile lettura, ha un linguaggio poco tecnico e senza immagini perché funziona come una guida al cliente. I libri sui mosaici sono tipicamente storico-accademici o manualistici per chi li realizza, ma un libro dedicato ai clienti non esisteva prima di questo. Ho scoperchiato alcuni segreti di laboratorio che normalmente si tengono nascosti, attirandomi le ire di alcuni nostri concorrenti, ma poco importa.