Giacomo Rinaudo • Da Nizza parte il Made in Italy che parla francese

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L’internazionalizzazione d’impresa è al sicuro con l’attività svolta dalla Camera di Commercio Italiana a Nizza. Agostino Pesce e Giacomo Rinaudo ne parlano ai microfoni di InsiderZ.

Senza un buon progetto, un solido business plan e un forte elemento differenziante sul territorio, portare la propria impresa Oltralpe può essere meno facile del previsto, anche laddove si tratti di un mercato apparentemente affine come quello francese.  Per questo la Camera di Commercio Italiana a Nizza si impegna ogni giorno per sostenere le PMI dello Stivale che scelgono la via dell’internazionalizzazione, sfruttando il corridoio naturale che lambisce i confini occidentali italiani fino a sfociare nella Costa Azzurra. Davide Ippolito, ideatore del Vlog InsiderZ, ha deciso di approfondire questo tema nell’episodio 27, parlando direttamente con chi segue da vicino le migrazioni d’impresa, cioè Agostino Pesce e Giacomo Rinaudo, rispettivamente il Direttore e il Responsabile Affari istituzionali della Camera di Commercio Italiana a Nizza.

«Le camere di commercio italiane all’estero nascono alla fine dell’ ‘800 come club di imprenditori. La nostra è relativamente giovane, perché è stata creata all’inizio del ‘96 e, poi, ufficialmente nel settembre ’97, e oggi siamo già a 25 anni di attività» afferma Agostino Pesce, che prosegue: «Quando abbiamo iniziato questo percorso c’erano due teorie: secondo la prima quest’organismo non sarebbe servito a niente, poiché troppo vicino ai confini italiani, ma per fortuna nostra ha vinto l’altra teoria, secondo cui quest’organismo di prossimità sarebbe servito molto, proprio in ragione della sua vicinanza».

Una scommessa vinta anche perché «l’Italia è un Paese con ben 6 milioni di PMI che si muovono facilmente in territori vicini, intorno all’arco alpino e alla frontiera. Questo diventa un “laboratorio sperimentale” per imprese che, per esempio, vendono la mozzarella di bufala, e possono partire di notte da Napoli, portarla qui fresca la mattina e poi tornare giù», racconta Pesce.

Il Made in Italy, poi, resta sempre una garanzia di qualità ricercata all’estero, infatti secondo Agostino Pesce «il settore che va di più è quello alimentare, che comprende ristoranti italiani, negozi, prodotti e gelaterie», tanto da consentire una vasta scelta nella grande distribuzione. Questa caratterizzazione del brand “Italia” si amplifica in una città come Nizza, che «può essere considerata la porta d’accesso al mercato francese».

La Camera di Commercio Italiana a Nizza, inoltre, accompagna sia le grandi imprese che scelgono di aprire una sede a Parigi, sia le startup basate sulle nuove tecnologie e che vogliono creare una nuova filiale in Francia, sfruttando le opportunità offerte da Sophia Antipolis, il parco tecnologico più importante del mondo dopo la Silicon Valley.

Pesce, infine, indica tre errori da non commettere quando ci si affaccia al mercato francese: arrivare senza un valido business plan sulla base degli studi di mercato, non conoscere la lingua locale e pensare che la normativa sull’impresa sia la stessa che c’è in Italia e non differisca granché. «Venire in Francia è come andare in Cina», enfatizza il Direttore, incalzando: «Questo è un altro Paese con regole e cultura diverse. In 15 anni abbiamo visto tantissime PMI, ma anche grandi aziende italiane come spa, che si sono ritrovate a dover chiudere le filiali francesi per aver sbagliato il piano di sviluppo».

Anche per Giacomo Rinaudo valgono le stesse osservazioni, ma ci tiene a puntualizzare che «è sbagliato pensare si tratti di un mercato come tanti “di confine”. Da un lato lo è e porta tutti i suoi vantaggi nella logistica, però il modo di operare a livello di vendita in Francia è profondamente diverso da quello che si attua in Italia.

In merito alla fisionomia dell’impresa italiana che decide di affacciarsi al mercato francese da Nizza, Rinaudo afferma che «è molto variegata, per quanto concerne il settore di attività che spazia dalle nuove tecnologie a tutto il mondo dello yacht». Il Responsabile Affari Istituzionali prosegue: «Qui abbiamo la più grande estensione di porti in Francia e un territorio che offre tante opportunità, quindi un’azienda che si affaccia sul mercato francese è un’azienda di piccole e medie dimensioni che vuole sviluppare, inizialmente, un concetto più commerciale di ampliamento del mercato, e che poi fa dei passi e cresce sul territorio, magari aprendo una sede».

Per una piccola azienda di design italiano che vuole provare ad aprirsi al mercato francese, per esempio, Rinaudo consiglia di avviare una prima fase di esplorazione del mercato, stanziando piccolo budget che può anche stare sotto i diecimila euro, per poter gettare le basi da cui procedere.


Di certo, è importante arrivare preparati al mercato francese, che rappresenta «un circuito virtuoso composto da aziende e club di imprenditori della Costa Azzurra e del Principato di Monaco», ricorda Giacomo Rinaudo, che conclude: «Affrontare il mercato con un organismo para-istituzionale come la Camera di Commercio Italiana a Nizza e presentarsi come azienda di diritto francese, crea un’immagine di fondo molto importante». 

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